Un’isola, due comunità, mille problemi

La questione cipriota è irrisolvibile?

Di Nikos Konstandaras

Nella polveriera dei conflitti etnico-religiosi del Medio Oriente, la quarantennale divisione di Cipro tra ciprioti greci e ciprioti turchi non è certo in cima alla lista dei pericoli da disinnescare. Questo, tuttavia, non rende il problema meno attuale, né meno pericoloso.

La Turchia, già turbata dall’avvento dell’estremismo islamico e del nazionalismo curdo nella regione, ha ora alzato la posta nel Mediterraneo orientale. Chiedendo che la repubblica di Cipro, membro dell’Unione Europea, smettesse di perlustrare i mari dell’isola alla ricerca di gas e petrolio, il 20 ottobre Ankara ha inviato una nave d’esplorazione nelle stesse acque – assieme a una nave da guerra. Questo ha spinto il presidente greco-cipriota ad abbandonare le trattative, mediate dall’ONU, per riunificare l’isola.

La Turchia non vede di buon occhio nemmeno il piano di Cipro e Grecia per sfruttare le risorse energetiche della regione in cooperazione con Israele ed Egitto (una volta fedeli alleati turchi, oggi allergici alla sempre più rumorosa retorica pro-Islam di Ankara). Mentre le tensioni tra Grecia e Turchia aumentano, le navi da guerra delle due nazioni si pedinano sempre più spesso a vicenda. È facile che la situazione peggiori, prima di migliorare.

Forse il pericolo imminente stimolerà il dialogo. I primi ministri greco e turco si incontreranno ad Atene venerdì e sabato [5 e 6 dicembre, ndt]. Devono chiedersi se Turchia, Grecia e Cipro vogliono collaborare o se preferiscono concentrarsi solo sulle differenze, con il rischio di venire risucchiate nella palude dei conflitti della regione.

Un segno della preoccupazione di Washington arriva dal vice-presidente Joe Biden, che durante una recente visita a Istanbul ha sottolineato la necessità di una soluzione per Cipro. «In questo momento occorre impegnarsi per ridurre le tensioni e tornare al tavolo delle trattative di Cipro». Dopo aver discusso con il presidente Recep Tayyip Erdogan il 22 novembre, Biden ha affermato: «Dato il considerevole potenziale energetico del Mediterraneo orientale, le ricompense che attendono le due comunità di Cipro, una volta stabilito un percorso di cooperazione, non sono mai state così grandi».

Questa cooperazione potrebbe prendere la forma di un comitato bicomunitario che gestisca lo sfruttamento di eventuali nuovi giacimenti di gas e petrolio. I ciprioti greci hanno sempre rifiutato gli appelli dei ciprioti turchi e delle Nazioni Unite a favore della creazione di un tale organo, invocando l’istituzione di un governo federale che possa dividere i profitti.

Cipro, con una popolazione di circa un milione di persone, è da tempo oggetto di contesa tra Grecia e Turchia, a danno sia dei ciprioti greci, la comunità maggioritaria, sia dei ciprioti turchi. La Turchia invase e occupò il nord di Cipro nel 1974, in risposta al colpo di stato dei ciprioti greci che volevano l’unificazione con la Grecia. Ancora prima, quando i ciprioti greci si erano ribellati al dominio britannico nel 1955, un pogrom anti-greco a Istanbul (con manifestanti che mostravano cartelloni con scritto «Cipro è turca») e una serie di deportazioni di massa nel 1964 sradicarono la florida comunità greca della città. Altre dispute nel Mar Egeo portarono i due Paesi sull’orlo del conflitto nel 1987 e poi nel 1996. L’anno precedente il parlamento turco aveva autorizzato l’intervento militare nel caso in cui Atene avesse esercitato il suo diritto, riconosciuto dalle leggi internazionali marittime, a estendere le sue acque territoriali al di là delle sei miglia.

La comunità internazionale considera il governo cipriota greco di Nicosia come l’unico organo legittimo dell’isola, mentre la Turchia è l’unico Paese a riconoscere soltanto lo stato che i ciprioti turchi hanno fondato unilateralmente nel 1983. I ciprioti turchi sostengono che i ciprioti greci affermano di essere i “padroni” dell’isola, mentre i ciprioti greci si oppongono a ogni misura che potrebbe portare a riconoscere lo stato turco-cipriota come un organo legale. Tra gli altri contenziosi figurano i diritti di oltre 160.000 ciprioti greci cacciati dal nord nel 1974, insieme a circa 50.000 ciprioti turchi cacciati dal sud. E durante le violenze del 1963/64 e del 1974, 1493 ciprioti greci e 502 ciprioti turchi sono scomparsi; nel 2007 un comitato bicomunitario ha iniziato a trovare, identificare e riconsegnare i resti dei corpi.

Nel 2004 si tenne un referendum su un piano di riunificazione voluto dalle Nazioni Unite, approvato dal 65% dei ciprioti turchi ma bocciato dal 76% dei ciprioti greci. Il voto greco-cipriota scontentò diversi membri dell’UE, che avevano sperato nell’unificazione di Cipro prima del suo ingresso nell’Unione. (La comunità internazionale non è molto convinta quando spinge la Turchia a riconoscere Cipro, questo perché Ankara non si fa troppi problemi a punire governi e aziende che la attraversano. La sua occupazione del nord di Cipro comprende 30.000 truppe, sostegno economico, diversi coloni dalla madrepatria e una diplomazia piuttosto energica.)

Nel corso della sua storia Cipro è stata il giocattolo di potenze superiori. Situata strategicamente tra Europa, Africa, Asia Minore e Medio Oriente, fu colonizzata da greci, fenici, assiri, egizi e persiani, ed ellenizzata da Alessandro Magno e dal suo successore Tolomeo d’Egitto. In seguito fu dominata da Roma, e i suoi successori in Oriente – crociati bizantini, franchi e veneziani – la conservarono per quasi 400 anni, fino a quando i turchi ottomani conquistarono l’isola nella guerra con Venezia (1570-1573). Cipro divenne un protettorato britannico nel 1878 e una colonia nel 1925.

Al momento dell’indipendenza, nel 1960, i ciprioti greci rappresentavano il 77% della popolazione, i turchi ciprioti il 18%. Un complesso accordo di divisione dei poteri permetteva a Gran Bretagna, Grecia e Turchia di intervenire unilateralmente quando la costituzione era in pericolo. Le tensioni tra ciprioti greci e turchi, e tra Grecia e Turchia, diventarono violente nel 1963, quando il presidente della repubblica chiese modifiche alla costituzione. Nel 1964 nuovi attriti portarono al bombardamento delle città dei ciprioti greci da parte della Turchia, ma la pressione degli Stati Uniti scongiurò un’invasione. Da allora le forze dell’ONU si trovano sull’isola.

Oggi entrambe le comunità di Cipro si sentono vittime; entrambe possono trovare nel passato dell’altra fazione diverse prove della riluttanza a fare concessioni. Nicosia resta l’ultima capitale divisa in Europa. Nonostante i controlli di frontiera siano stati allentati nel 2003, l’interesse in attività bicomunitarie rimane basso. Decenni di separazione sembrano aver consumato la volontà di trovare una soluzione – eppure lo status quo non contempla un vero vincitore.


Nikos Konstandaras, «Is the Cyprus Issue Insoluble?», The New York Times, 1 dicembre 2014

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