«La spavalderia di Putin offende il mio intelletto»
Herta Müller, scrittrice premio Nobel per la letteratura, vede il presidente russo come un distruttore: dell’Ucraina, ma anche della sua stessa società, in cui regna solo la paura.
Di Andrea Seibel
Die Welt: Una frase del suo ultimo libro Mein Vaterland war ein Apfelkern [La mia patria era un torsolo di mela, N.d.T.] dice: «La libertà rende le persone smemorate. Il che è una fortuna».
Herta Müller: Certo che è una fortuna! Ma quello che mi colpisce è anche l’inconsapevolezza di molte persone, che non colgono la portata degli avvenimenti. Lo abbiamo visto bene nei Balcani, quando i caschi blu olandesi a Srebrenica hanno brindato con Mladić, perché non hanno notato che proprio davanti ai loro occhi stava avendo luogo un genocidio. Che inconsapevolezza! Nessuna comprensione della portata dei fatti, delle mire profonde, della crudele strategia. Lo si disimpara a quanto pare nell’arco di una generazione. È possibile che solo i più anziani, che hanno sperimentato il nazismo, abbiano un sensorio comune per la meschineria politica.
DW: il più grande trauma dei russi non è che non rappresentano più una potenza mondiale, ma identificano con la caduta della cortina di ferro il fatto che la loro vita e il comunismo in realtà sono stati un grosso inganno. Perché la gente diventa sempre immune alle menzogne?
HM: Le menzogne non si sono mai fermate. Perfino con Gorbaciov non si è parlato apertamente dei milioni di vittime dell’epoca sovietica. Inoltre la perestroika è stato un periodo in cui la vecchia dittatura si era sì sciolta, ma le convulsioni della sua agonia erano così forti che il Paese era scivolato in un enorme caos. E poi hanno detto: vedete, questa è la democrazia – la volete? Era un tempo di grande incertezza. La libertà era rappresentata come una minaccia. In aggiunta, c’erano le tristi e assurde performance di uno Eltsin ubriaco. E c’era il grande appetito dei funzionari per la proprietà statale privata. Putin ha dovuto riportare l’ordine nel Paese e fin dall’inizio non ha avuto altro in mente se non di ricostruire l’ordine iniziale delle cose. Nel suo orizzonte, una società liberale non aveva alcun posto. Dai resti della vecchia dittatura voleva costruirne una nuova. E questo restauro gli è riuscito.
DW: E tutto questo orrore è successo in un mondo che può servirsi di internet e Facebook, con persone che possono viaggiare. Com’è possibile?
HM: Facebook e i contatti nel mondo rurale dei grandi spazi russi hanno un ruolo minimo e vengono poi censurati dal Cremlino. Il mezzo più importante per farsi un’opinione è sempre e solo la televisione statale. E il suo compito è la totale censura attraverso la distorsione della realtà. Non importa cosa succede, viene tutto deformato. Dalla guerra in Ucraina si è avviato un processo che richiede maglie sempre più grossolane. E si legge anche attraverso le infamie della propaganda che Putin non ha intenzione di cedere dopo l’ultimo cessate il fuoco. Perché dopo Minsk 2 la propaganda non è cambiata. E con uguale spavalderia inganna il suo stesso popolo. I soldati russi che muoiono per lui in Ucraina potrebbero anche non esserci. I tuoi familiari possono anche non averti pianto in pubblico, perché i morti vengono nascosti, negati. Non ci sono mai stati. È disumano.
DW: In che tempo si trova l’Ucraina, nel passato o nel presente? E ha un futuro?
HM: Per Putin l’Ucraina è il passato che vuole trasformare in un nuovo futuro. Con la stessa tattica si è già accaparrato l’Abkhazia, l’Ossezia e la Transnistria. Da questo abbraccio l’Ucraina non riesce a liberarsi. Lui vuole rovinare l’Ucraina, è quello l’obiettivo. Con angherie quotidiane, rifiutando loro il gas, distruggendo le infrastrutture, uccidendo migliaia di ucraini. È la punizione all’Ucraina per aver osato guardare verso occidente. Putin punisce l’Ucraina per tutto quello che è successo nei Paesi dell’Europa dell’est dopo il 1989.
DW: Per debolezza o forza?
HM: Penso che in questo caso debolezza e forza non siano contrarie. Quindi anche il culto della persona è sia una debolezza sia una forza. È questa combinazione di fiducia sconfinata e potere sconfinato. Da qui deriva il terrore dell’assolutismo, la presunta onnipotenza. La conosco bene, è la stessa della Romania di Ceauşescu. Nessuno in quell’ambiente lo contraddice più. Tutte le decisioni vengono prese da lui. Si circonda solo di persone fidate, vecchi amici, uno più incompetente dell’altro.
DW: Putin non è un uomo di sinistra o un socialista, anche se il partito di sinistra gli si prostra ai piedi come un cane in cerca di una carezza. È fonte di attrazione per tutti quelli che vogliono disturbare e distruggere, per Viktor Orban, per Le Pen, per Erdogan, per i Mullah dell’Iran, per Assad, sì, anche per il nuovo governo greco.
HM: Putin è attraente per chi ha paura di una società aperta in cui vi sono la separazione dei poteri della democrazia moderna, i diritti umani e la libertà di espressione. E attira tutti i nazionalismi raffermi, tra il fumo dell’incenso della Chiesa ortodossa si muove verso una bigotteria pan-slava. Al giorno d’oggi in Russia si chiudono i musei di arte moderna per sostituirli con centri clericali. La fantasia dell’arte finora ha dato fastidio a tutti i dittatori. Il “dare fastidio” è fatale in una dittatura. Non è obiettivamente pericoloso, ma dà fastidio, e tanto basta.
DW: Di recente ha detto che Putin la fa star male.
HM: Sì, la sua politica mi sta facendo male. Provoca una sensazione di avvilimento. Offende il mio intelletto. Offende ogni giorno l’intelletto di tutti noi, e sempre con quella stessa spavalderia. È stato beccato a mentire almeno 100 volte, per ogni menzogna è stato smascherato, eppure continua a mentire. Così mi offende. È come tartassare qualcuno prendendolo pure per imbecille. E non ci si può opporre a lui.
(continua)
Andrea Seibel, «Putins Dreistigkeit beleidigt meinen Verstand», Die Welt, 5 marzo 2015
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