Putin offende il mio intelletto (III)

«La spavalderia di Putin offende il mio intelletto»

Herta Müller, scrittrice premio Nobel per la letteratura, vede il presidente russo come un distruttore: dell’Ucraina, ma anche della sua stessa società, in cui regna solo la paura.
Di Andrea Seibel

(Qui la prima parte)
(Qui la seconda parte)

Die Welt: I sostenitori di Putin sottolineano sempre che la Russia pretende rispetto. Vuole essere riconosciuta come grande potenza.

Herta Müller: Rispetto però per Putin vuol dire brividi di paura. Il brivido che si aveva prima in Europa dell’Est per i russi. Ma a Putin non interessa quello che si pensa di lui. Disprezza gli Stati Uniti e l’Europa e sa benissimo che viene isolato sempre di più. Mi dispiace per le persone in Russia, che ora sono di nuovo ingannate, che qualche anno fa hanno pensato di muoversi verso la libertà e ora vedono tornare gli stessi incubi. Il tempo in cui si ha paura di dire quello che si pensa. Ci troviamo ancora una volta nel tempo della fuga e dell’esilio.

DW: Perché per i tedeschi l’Ucraina è così lontana?

HM: Parte dell’indifferenza l’ha creata la propaganda russa con le sue denigrazioni, come “l’Ucraina non è un vero stato”, o “l’ucraino non è una lingua civilizzata”. E nell’est della Germania si è creato un certo senso di fiducia nelle parole dei russi. Per alcuni l’Ucraina – anche se in modo indipendente – appartiene ancora un po’ alla Russia. Ma Putin nel bacino del Donec’k distrugge il cuore dell’Ucraina. Cosa direbbero i tedeschi dell’est se avanzassero fino a Lipsia o Dresda? In fondo, la DDR apparteneva all’impero. Proprio molti tedeschi dell’est non vogliono capire la fortuna che hanno avuto. Per loro è normale appartenere all’Occidente. Ma agli ucraini questo non è permesso. Vengo dalla Romania. Lì dopo la caduta di Ceauşescu non si è formato subito uno stato di diritto democratico, lì non ci sono stati subito i soldi occidentali, un passaporto occidentale con cui viaggiare. Mi sembra che la Russa appaia molto più pericolosa ad altri europei dell’est che ai tedeschi dell’est. E questi altri europei dell’est non hanno interiorizzato il socialismo come la DDR, che solo dal punto di vista ideologico si poteva definire diversa dalla Germania dell’ovest. I polacchi erano polacchi, gli ungheresi ungheresi, ma che cos’erano gli abitanti della DDR? Erano tedeschi, solo dal punto di vista ideologico erano diversi, sovietici. Lo si nota ancora. Solo così si può capire che a Dresda alle manifestazioni del movimento Pegida si è urlato: «Che Putin ci aiuti!»

DW: cosa dobbiamo all’Ucraina?

HM: Non dobbiamo nulla all’Ucraina. Ma dovremmo prendere sul serio la nostra società e fare tutto il possibile perché la gente in Ucraina possa vivere come noi. L’Ucraina non può essere distrutta. Non possiamo farci vietare dalla Russia di aiutare l’Ucraina. Deve nascere una stretta relazione economica e politica tra l’Ucraina e l’Unione Europea. Putin non deve rendere l’Ucraina un suo Stato vassallo.

DW: com’è successo che così tanti ex politici come Kohl e Genscher, ma anche femministe come Alice Schwarzer o il membro dei verdi Antje Vollmer, si siano schierati dalla parte di Putin?

HM: Perché Putin non ha rivelato fin dall’inizio quello che aveva in mente. E Gorbaciov ha “regalato” ai tedeschi l’unità. È stato il primo apparatčik dal viso morbido, che ha sorriso al mondo. Poi è arrivato il “democratico senza macchia”, Putin, e poi il mite Medvedev, l’orsetto da coccolare, che nessuno ha preso sul serio. E la Russia ha sempre inviato il gas, era affidabile. E le cose devono continuare così. Non si parla nemmeno di guerra in Ucraina, ma di “scontri”, “conflitti”, “tensioni”, come se non ci fosse alcun aggressore, ma una baruffa tra pari, che non deve essere esacerbata dalle sanzioni occidentali. Si parla solo di “separatisti” e non di unità speciali russe con le loro armi ultramoderne.

DW: probabilmente dovremo vivere qualche anno in più con Putin.

HM: Probabilmente. Non credo che Putin possa non essere rieletto. Le elezioni in fin dei conti non hanno più alcun ruolo. Penso che non ci sarebbe nemmeno bisogno di falsificare le elezioni, perché parte della gente ossequia Putin per vecchie abitudini e un’altra parte ammutolisce per il nuovo orrore. Entrambe sono forme di opportunismo, di aggiustamenti quotidiani dati dalla paura. È il ritorno del socialismo, anche se non si usa più quel termine. E la paura è la sola produzione che nel socialismo abbia seguito i piani. Probabilmente anche superandoli. Sarà così anche oggi. Questa paura devasta le persone dall’interno. Ho conosciuto diverse persone in Romania che non erano più in grado di resistere alla loro vita quotidiana, perché non erano più in grado di vivere con questa paura. Si sarebbe potuto classificare il KGB nel breve tempo della perestroika come un’organizzazione criminale e scioglierlo. Così oggi nessun uomo del KGB sarebbe al potere, nessun Putin. Invece oggi il servizio segreto spadroneggia sul Paese.

DW: Putin non può proprio fallire?

HM: Forse verrà imbrogliato dai cinesi, perché a loro piace quando si trema davanti a loro. Non li si può comandare a bacchetta e il loro bisogno di grandezza e orgoglio nazionale equivale a quello russo. La grande differenza consiste nel fatto che sono economicamente forti. In Putin vediamo il contrario: la mania di grandezza nazionale per lui significa tutto. Le conseguenze non lo interessano.


Andrea Seibel, «Putins Dreistigkeit beleidigt meinen Verstand», Die Welt, 5 marzo 2015

Un commento Aggiungi il tuo

  1. fausto ha detto:

    Un bel saggio antisovietico d’antan. Peccato che i sovietici si siano estinti da un quarto di secolo.

    "Mi piace"

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