Il pericolo di mettere in rete le immagini dei figli
Il 90% dei bambini al di sotto dei due anni è presente in rete. E ora una pagina Facebook raccoglie le foto dei bambini rese pubbliche dai genitori. Una perfida trovata per fornire materiale ai pedofili o il legittimo tentativo di mettere in guardia dai pericoli della rete?
Un account Facebook allarma i genitori con la sua raccolta di foto prese dalla rete: “Little Miss & Mister” passa in rassegna i profili degli utenti con immagini pubbliche di bambini ben visibili e le diffonde. Dalla fine di dicembre sulla pagina campeggiano innumerevoli foto di bambini, tra cui neonati mezzi nudi che fanno il bagnetto, con le sole mutandine o il costume. L’immagine del profilo di questa pagina, che vede circa 660 persone iscritte, è una bambina intenta a mettersi il rossetto. Per qualche tempo questo account non è stato disponibile, ma da giovedì [23 febbraio, N.d.T.] è tornato alla riscossa, con i primi 35 follower.
«Vostro figlio può essere la star di domani» si legge nelle informazioni. Non è chiaro chi si nasconda dietro la pagina. Gli amministratori si definiscono in modo ironico “SAsha TIschREin”, dove le lettere maiuscole formano la parola “satira”. Le mail inviate all’indirizzo belga fornito dalla pagina tornano indietro, le chiamate al numero di telefono portano a persone che chiaramente non hanno niente a che fare con la pagina.
E scrivendo tramite Facebook la risposta dell’amministratore è la seguente: «Molti utenti FB gettano informazioni nel web come fossero coriandoli. Ed è proprio questo quello che vogliamo mettere in risalto. Abbiamo a cuore la tutela dei bambini e il web è pieno di persone malvagie che usano le foto di minori per i loro scopi; noi vogliamo prendere posizione». E allora perché non rivelano la propria identità? «Vogliamo tutelare noi stessi e le nostre famiglie. Nessuno vorrebbe sfidare l’ira materna». E per sottolineare il concetto ci mandano screenshot con le minacce e gli insulti dei genitori.
Non ci sono estremi per un crimine
Il sito non viola alcun profilo, condivide semplicemente foto di bambini rese disponibili a tutti – così facendo sottolinea l’importanza delle impostazioni di privacy. Per alcune madri però è uno shock scoprire le foto dei figli sul sito. «È stata pubblicata una foto di mia figlia senza il mio consenso, chiedo che l’immagine sia eliminata; in caso contrario sarò costretta a rivolgermi alla polizia» scrive un’utente sulla pagina.
«Nel nostro campo chiamiamo fenomeni del genere cybercrime» dice un portavoce della polizia statale bavarese. «Ma qui non ci sono estremi per un reato perché i genitori che postano foto su profili pubblici le rendono disponibili a chiunque». […]
Il problema è che i post pubblicati su Facebook sono disponibili per ulteriore diffusione con un semplice clic. E le persone coinvolte non se ne accorgono perché la notifica arriva solo per la prima condivisione – non dopo. Facebook non si sbilancia, ma l’azienda ricorda che gli utenti possono decidere chi vedrà le foto pubblicate attraverso le impostazioni di privacy. Se si opta per una pubblicazione libera, allora i post sono aperti a tutti. Passare a una visibilità limitata ai soli amici potrebbe risolvere il problema, così come segnalare le violazioni, fa notare l’azienda.
C’è un’utente, però, che non crede nella nobiltà d’intenti della pagina e dichiara: «Credo sia solo un perfido stratagemma per rendere accessibili ai pedofili foto di bambini – svestiti». E non è la sola a pensarlo. […]
Sharenting, le radici del male
L’esperto in criminologia informatica Thomas-Gabriel Rüdiger della Scuola Superiore di Polizia dello Stato di Brandenburg vede la radice di ogni male nello “sharenting”, questa tendenza che deve il proprio nome ai termini inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità). Se i genitori non pubblicassero foto dei propri figli, non esisterebbero siti del genere. «Le foto di bambini riconoscibili in linea di principio non tendono a diminuire sui social» dice Rüdiger. Già nel 2015 la polizia di Hagen ha diffuso appelli come «Smettetela di rendere accessibili a chiunque su Facebook & Co le foto dei vostri figli! Anche i bambini hanno una privacy!». Un annuncio che la pagina “Little Miss & Mister” ha condiviso subito.
Secondo uno studio americano, il 90% dei bambini al di sotto dei due anni è presente in rete. Per Rüdiger si tratta di «narcisismo digitale» dei genitori. «Molte persone non mostrano queste foto perché vogliono fare qualcosa di buono per i propri figli, ma perché sperano di ottenere un riconoscimento sotto forma di like e commenti». Il suo principio di base? «Mettere a disposizione le immagini solo alle persone a cui si potrebbe affidare il proprio figlio. E raramente questo corrisponde a tutti i 300 amici di Facebook o Instagram».
«Warum es gefährlich ist, Bilder seiner Kinder online zu stellen», Frankfurter Allgemeine Zeitung, 2 marzo 2017
Solo far pensare che la foto di un bambino di pochi mesi che fà il bagnetto può essere oggetto di attenzioni sessuali lo trovo un messaggio perverso , malato che non ha uno scopo preventivo nei confronti di quei genitori narcisisti, ma la vedo come un ennesimo articolo fatto non per informare ma solo per incutere paura, far notizia, attirare l’attenzione dei lettori come il sottoscritto, non sono amante di Facebook mai pubblicate foto dei miei tre bambini, non ho interesse a difendere nessuno, ma semplicemente non condivido niente di quello riportato nell’articolo, mi ripugna il solo pensiero che qualcuno può mettere in dubbio l’uso di una foto che ritrae un angioletto di due anni o meno. Questo è voler creare paure stupide, cosa ci può fare , un pedofilo di una foto? Un rito woodoo?
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Grazie per il tuo commento, Antonio. Purtroppo è un dato di fatto che le foto dei bambini siano oggetto di attenzione sessuale da parte di pedofili, non è una paura infondata. Ed è purtroppo anche un dato di fatto che questi individui oggi abbiano un facile accesso a foto condivise online senza restrizione dai genitori. Credo sia ovvio che un pedofilo solo guardando le foto online dei tuoi figli non potrà fargli del male (né del resto l’articolo dice questo), ma tu vorresti davvero che le foto del bagnetto di tuo figlio siano usate come stimolo sessuale da una persona del genere? L’articolo (così pure la sua traduzione da parte nostra) punta a far riflettere su una realtà esistente, se richiama l’attenzione di chicchessia è perché evidentemente non è un tema marginale…
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