Il 90% dei bambini al di sotto dei due anni è presente in rete. E ora una pagina Facebook raccoglie le foto dei bambini rese pubbliche dai genitori. Una perfida trovata per fornire materiale ai pedofili o il legittimo tentativo di mettere in guardia dai pericoli della rete? Un articolo di Frankfurter Allgemeine Zeitung.
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La Memoria non passa attraverso i selfie
«Fammi vedere le foto che mi hai fatto al campo». «Bella questa, la uso per il profilo Instagram». Sul treno da Dachau a Monaco ci due giovani turiste. Hanno appena visitato il campo di concentramento di Dachau. Cosa spinge la gente a mettersi in posa in un campo di concentramento per il proprio profilo social e a taggare le immagini con hashtag come #instacaust, #niceday o addirittura #yolocaust? Se lo chiede Miriam Dahlinger su Bento.
Casalinghe disperate (e islamizzate)
«Mancano tre giorni alla decapitazione… e non ho idea di cosa mettermi!» Si apre così lo sketch satirico “The Real Housewives of Isis”, diffuso dalla BBC il 3 gennaio. Applaudita quanto criticata, la parodia ha suscitato un fiume di reazioni, come spiega Luc Vinogradoff su Le Monde.
Apatia “made in FB”
C’è qualcosa di peggio degli inutili post di Facebook: gli inutili post di Facebook che si convincono di essere importanti. E allora togli l’amicizia a chi ti dà ragione, circondati di contestatori e sovverti l’ordine dall’interno. La ricetta anti-apatia di Facebook firmata Romesh Ranganathan è tratta dal Guardian.
Il Paese invisibile
Provate a prendere un mappamondo e a chiedere a chiunque di indicarvi l’Indonesia: gesti vaghi, scrollate di spalle, sbalordimento. L’Indonesia, dice Elizabeth Pisani sul Guardian, è un Paese invisibile.
Ninety-nine clicks — mostri in metro
La metropolitana di New York ospita creature davvero strane. Ma, armato solo di un iPad e della sua immaginazione, l’artista Ben Rubin mette in luce gli altri mostri pendolari, quelli che normalmente non vediamo aggirarsi per la città che non dorme mai.
La dura legge delle app
Per i produttori di beni di consumo classici è difficile capire che basta un aggiornamento andato male per scatenare l’inferno. Come è successo all’app dedicata al jogging della Nike, che con un aggiornamento a dir poco fallimentare sta facendo perder colpi (e clienti) all’azienda. Ci racconta la situazione Benedikt Fuest per Die Welt.
L’imprecisa onniscienza di Facebook
Con il suo algoritmo, Facebook sembra sapere una sconcertante quantità di informazioni su ogni utente. Informazioni che rivende con profitto agli inserzionisti di tutto il mondo. Ma siamo proprio sicuri che Facebook sia davvero onnisciente? Megan Carpentier, giornalista del Guardian, ha un’opinione ben precisa al riguardo.
Ninety-nine clicks — special edition: #spogliatielavora!
Cosa si fa quando un Presidente (alquanto autoritario, per giunta) vi ordina di spogliarsi e lavorare? Semplice: si inonda il web di foto ironiche e…. nude!
Spyware anti-corna
La tecnologia rende estremamente facile essere infedeli. D’altro canto, però, esistono decine di app, siti e spyware con cui beccare il traditore con le mani nel sacco. A raccontarceli e a commentarne legalità ed eticità, Angelina Chapin per il Guardian.
Quando la libertà di parola è troppa…
Una “calca” che “si illude di essere unica” e indulge nelle reazioni isteriche di massa producendo un fastidioso rumore bianco, in cui è impossibile distinguere ciò che conta davvero. Will McMahon dipinge per The Age un quadro alquanto negativo della generazione Y.
Ti lascio. Grazie a una app.
Se per il nuovo anno la vostra lista dei buoni propositi prevede di sbarazzarsi del partner ma non sapete come fare, Aimee Lee Ball per il New York Times vi suggerisce le app (anche gratuite) che fanno al caso vostro.