Cannibalismo: non solo fame

Cannibalismo preistorico: non solo questione di fame

La carne umana è meno nutriente di altre e alcuni ritrovamenti archeologici indicano che motivazioni sociali complesse potrebbero essere alla base del cannibalismo dei nostri avi.
Di Nicola Davis

Tra gli uomini preistorici, il cannibalismo era più probabilmente dovuto a ragioni sociali che al bisogno di carne sostanziosa: lo dice la scienza.

Diversi siti preistorici, anche in Francia, Spagna e Belgio, mostrano tracce evidenti di cannibalismo sulle ossa, con segni di tagli, denti e rotture rivelatrici. Questi ritrovamenti sembrerebbero indicare che, così come altri ominidi, anche i nostri antenati, l’uomo di Neanderthal e l’Homo antecessor, almeno occasionalmente si mangiavano a vicenda.

Ma quanto fosse comune il cannibalismo e fino a che punto era spinto dalla necessità di ricavare nutrimento, è ancora un tema controverso, dato che alcuni siti preistorici mostrano i resti di antiche funzioni rituali.

Ora un ultimo studio va ad aggiungere informazioni a sostegno dell’idea che il cannibalismo non fosse una semplice questione di fame.

James Cole, esperto di evoluzione umana e docente presso la University of Brighton, ha calcolato il valore nutrizionale del corpo umano, rivelando che un maschio adulto di circa 66 kg fornisce approssimativamente 144.000 calorie, con poco più di 32.000 calorie date dai muscoli scheletrici, 376 dai reni e 128 dalla milza.

Il valore nutrizionale della miriade di animali che sono stati rinvenuti nei siti archeologici con tracce evidenti di macellazione, invece, è di gran lunga maggiore. Il muscolo scheletrico di un mammut offre 3.600.000 calorie, quello di un cavallo 200.100 calorie e quello di un cervo rosso 163.680 calorie. La saiga, invece, è al pari degli esseri umani, con un muscolo scheletrico da 31.500 calorie.

«Questi numeri suggeriscono che non siamo poi così nutrienti» dice Cole, autore della ricerca pubblicata sulla rivista specializzata Scientific Reports. «Siamo un animale piuttosto piccolo, con poca carne e grassi, e questo sicuramente valeva anche in passato.»

Cole aggiunge che sì, anche gli animali più piccoli venivano mangiati dagli ominidi a prescindere dal loro basso contenuto di calorie, ma fa notare che sarebbe stato più impegnativo e controproducente optare per il cannibalismo a scopo nutrizionale, perché gli ominidi sapevano «combattere, correre e salvarsi dalla caccia.»

L’analisi di Cole, benché basata sul valore nutrizionale di una piccola parte degli uomini moderni, meno muscolosi degli uomini di Neanderthal, suggerisce che il cannibalismo avesse alle spalle un’ampia gamma di motivazioni.

«[Questo studio] non vuole affermare che in passato non ci si mangiasse per ragioni nutrizionali, vuole solo suggerire che non è l’unica motivazione valida» dichiara. «Forse gli uomini primitivi erano spinti da pulsioni sociali, non necessariamente rituali».

Tra le possibilità, suggerisce che il cannibalismo possa essere dettato da opportunismo, con i corpi dei compagni morti per cause naturali sfruttati a fini nutritivi, o anche da desiderio di difesa territoriale.

Paul Pettitt, docente di archeologia paleolitica alla University of Durham, ha accolto in modo favorevole la ricerca, sottolineando che anche primati come bonobo e scimpanzé mostrano segni di cannibalismo.

«Un simile comportamento determina qualcosa di simile a un rituale comportamentale, un atto inconscio derivante dalle attività comuni del gruppo, come il consumo di carne» spiega. «Da qualche parte nel corso dell’evoluzione umana questo comportamento è passato da semplice rituale comportamentale a comportamento ritualizzato, e come Cole mostra molto bene, le prove indicano chiaramente che mangiare carne umana non era esclusivamente una questione di sopravvivenza»

Silvia Bello, del Natural History Museum, concorda con Cole che il cannibalismo paleolitico fosse probabilmente praticato più come scelta che non per sopravvivenza, ma aggiunge che dipanare le motivazioni dietro tale scelta è piuttosto complicato.

«Il cannibalismo era praticato come rituale funerario o era solo un modo di mangiare tutto il cibo disponibile? Non sono sicura che le prove ci possano davvero aiutare a scegliere un’alternativa invece che l’altra» conclude. «Per capire meglio questo comportamento, dobbiamo continuare a cercare nuovi metodi di analisi e nuovi siti».


Nicola Davis, «Prehistoric cannibalism not just driven by hunger, study reveals», The Guardian, 6 aprile 2017

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