Aria fresca vendesi
È iniziato tutto come uno scherzo, ma oggi c’è chi spende una fortuna per comprare aria fresca appena imbottigliata. Alex Moshakis spiega come l’inquinamento globale abbia alimentato questa moda effimera.
Di Alex Moshakis
All’inizio del 2015, Moses Lam e Troy Paquette hanno riempito un sacchetto di aria fresca e l’hanno messo in vendita su eBay. Qualcuno ha accettato il prezzo richiesto – 99 centesimi canadesi [0,65€ circa, N.d.T.] – e quello che era nato come uno scherzo tra amici è diventato all’improvviso meno esilarante. La coppia ha riempito un altro sacchetto e l’ha postato online. Quando i media se ne sono accorti, è iniziato un ping pong di offerte e l’articolo, come capita spesso su eBay, è stato subissato di richieste. Alla fine, è stato venduto per 168 dollari canadesi [110€ circa, N.d.T.].
Lam lavorava a cottimo come specialista di ipoteche. Lui e Paquette si erano incontrati al lavoro. Erano entrambi stufi della monotonia del loro lavoro, ecco perché hanno visto nel successo su eBay una possibilità di creare un nuovo tipo di mercato – quello dell’aria fresca! – sottoposto al loro totale controllo. Poco alla volta hanno elaborato un prodotto sufficientemente robusto da sopravvivere ai più svariati sistemi postali: un contenitore in alluminio collegato a un boccaglio in plastica, con cui i clienti possono inalare l’aria aspirata da una delle postazioni remote di Banff, Alberta, dove vive la coppia. Hanno anche condotto sommarie ricerche di mercato sull’inquinamento dell’aria, identificando come principale mercato Los Angeles, città attenta alla salute ma contemporaneamente invasa dalle auto e attanagliata da incendi feroci che riempiono l’aria di tossine. «Ci siamo detti: “Mettiamo tutti questi elementi nella nostra aria in bottiglia”» racconta Lam. Da qui la decisione di chiamare l’azienda “Vitality Air”.
Nelle fasi iniziali, né Lam né Paquette hanno parlato del progetto agli amici – «Non volevamo che ci prendessero in giro» spiega Lam, che ha messo al corrente i genitori solo dopo la vendita del secondo sacchetto. I due li hanno ammoniti: «Non lasciate il vostro lavoro.» Ma la coppia non si è fermata, nonostante tutto. Nel giugno del 2015, Vitality Air ha venduto il suo primo contenitore. Qualche mese più tardi, l’azienda ha ricevuto un ordine per 5000 contenitori, tutti da inviare a città cinesi. L’attenzione dei media è cresciuta di pari passo con gli ordini. Lam ha iniziato a ricevere chiamate da clienti di Pechino e Nuova Delhi, ma anche da cittadini del Vietnam, della Corea, dell’Iran, della Grecia e del Messico. Si è così delineata una strategia diversa: puntare agli abitanti delle città più inquinate al mondo, che in alcuni casi non possono fare nemmeno 200 metri senza inalare enormi quantità di sostanze pericolose. «Abbiamo tralasciato Los Angeles» ricorda Liam. «Non so quale sia la popolazione di Los Angeles, ma di sicuro non ammonta a 2,8 miliardi di persone».
In breve tempo, Lam e Paquette hanno avviato una piccola industria, presto emulati da altri imprenditori. Alcune start-up di Svizzera e Australia hanno lanciato prodotti simili: contenitori pieni di aria compressa, raccolta in aree di straordinaria bellezza naturale. In genere, i punti di raccolta sorgono in aree rurali associate a idee di purezza o avventura, come Banff, Lake Louise, Lucerna o le Blue Mountains di Sydney. Aria di lusso, aria compressa a freddo, al 100% aria di montagna. Aria in scatola per le madri […]. Aria per i lavoratori. Aria per i bambini. Aria per i nonni.
Considerato l’effettivo prodotto, il prezzo è spropositato – un contenitore da 8 litri di Vitality Air costa 32 dollari canadesi [20€ circa, N.d.T.]. Ma ci sono anche marchi più costosi: Leo De Watts, che ha coniato il termine di “coltura dell’aria” […] ha iniziato a riempire barattoli con l’aria delle colline del Dorset, coinvolgendo la propria famiglia in un processo di raccolta eccentrico che prevede enormi reti. Un barattolo da 580 ml della sua azienda, denominata Aethaer in onore della mitologia greca, costa 80 sterline [90€ circa, N.d.T.].
[continua]
«Fresh air for sale», Alex Moshakis, The Guardian, 21 gennaio 2018
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