Il lifting del vampiro

Il “lifting al seno del vampiro”: l’ultima, grottesca procedura di bellezza

Un trattamento sempre più popolare con cui si preleva del sangue dal braccio, se ne estraggono le piastrine e le si inietta nel seno.
Di Van Badham

Alessandro Magno ha realizzato uno dei più vasti imperi territorali dell’epoca classica. Le sue conquiste si estendevano dal Mediterraneo all’Africa settentrionale, per poi continuare anche in Asia. Non aveva subito sconfitte, era sommerso di trofei e si considerava un dio. Eppure, una popolare citazione ci presenta un re-conquistatore disperato di fronte alla magnificenza delle proprie conquiste: «E quando Alessandro vide l’ampiezza dei suoi domini pianse, perché non c’erano più mondi da conquistare». In molti si ricordano queste parole per la battuta di Alan Rickman in Trappola di Cristallo.

È davvero un peccato che Alessandro Magno non abbia vissuto nell’era dell’industria della bellezza. Oggi chi vuole conquiste illimitate non deve scomodarsi a trattare con i satrapi dell’Asia Minore, con i re di Persia o con un Bruce Willis scalzo. Basta afferrare il primo corpo di donna a portata di mano e lacerare, affettare, pugnalare, bruciare, saccheggiare. Altro che falangi macedoni – basta un profilo Instagram, il sostegno di un VIP qualsiasi e una cultura dominante di misoginia che non concede alle donne nemmeno un minuto di pausa dall’odio di sé. A pensarci bene, il VIP o Instagram non sono poi così importanti. Basta anche solo la cultura misogina – per quanto non faccia mai male un bel gadget nel kit di omaggi da distribuire agli Oscar.

Mi riferisco ai gadget distribuiti in occasione dell’Oscar dell’anno scorso, che oggi è l’ennesima aberrazione travestita da miglioramento estetico. Si tratta di una procedura volta al “rigonfiamento del seno”, una variante del “lifting del vampiro” di qualche anno fa. Forse ricorderete Kim Kardashian che, impiastricciata di sangue, lo sponsorizzava nel 2014 come se si trattasse di un sacrificio umano o un rituale satanico.

Di recente, News.com.au ha riferito che la popolarità del “lifting al seno del vampiro” è in drastico aumento. La procedura, composta da due sessioni di 60 minuti l’una, sembra unire tutti gli elementi di un horror tradizionale: si preleva del sangue dal braccio del paziente/vittima, si centrifuga il liquido estratto e una volta ottenuto un “plasma ricco di piastrine” lo si inietta nel seno.

Non crescono le taglie, non si guadagnano anni e non si conquista l’antico continente, ma a quanto pare il decolleté sembra “più pieno”.

Lasciate che ve lo dica: guardo un sacco di film horror, e quando donne, sangue e centrifugati si mescolano, non sta per succedere niente di buono. E qui si incoraggiano le donne a sborsare 2000$ per un’esperienza che si potrebbe dimenticare solo con l’aiuto di un terapeuta – forse anche più di uno.

Herbert Hooi, il medico a cui spetta il dubbio onore di aver inventato questa tecnica, sostiene che la procedura è perfetta per chi cerca «un seno più armonioso», un motivo scientifico e oggettivo per giustificare un trauma auto-inflitto. Sembrerebbe una punizione appropriata per quelle donnacce che hanno osato far diventare penduli i propri seni concedendosi di allattare neonati o di invecchiare. Ora devono sopportare “rossore, gonfiore e possibili lividi” dopo un’iniezione di sangue fresco.

Secondo il dottor Hooi, il trattamento del vampiro «non è per tutti». Poteva dirlo prima, questo cambia tutto! Tatuarsi un pene in faccia «non è per tutti», ma c’è chi lo fa. Grattugiarsi la faccia per assomigliare a un pancake può essere un’attività di nicchia, un po’ come un hobby, e allora, su, vivi e lascia vivere, ognuno fa quel che vuole, non esistono implicazioni sociali più ampie, si vive una volta sola.

Ebbene sì, ci sono donne che scelgono volontariamente di sottoporsi a queste torture. Ma come è diventato rarefatto ed elusivo lo standard estetico femminile se occorre anche preoccuparsi della “armoniosità” del seno? In un’altra occasione ho elencato le procedure “non invasive” rivolte alle donne: mastoplastica, liposuzione, peeling chimico, lifting agli occhi, alle sopracciglia, alla schiena, alle rughe di espressone, impianti al sedere, avanzamenti di mascella, inversioni di ombelico, trapianti di ciglia, riduzioni di areola, restringimenti del canale vaginale e labioplastica. Non sono forse abbastanza?

Finché la bellezza femminile vale più delle conquiste femminili non è importante quanto sia crudele, tremendo o doloroso il nuovo trattamento. Non importa nemmeno quale sia la parte del corpo coinvolta. L’obiettivo è convincere una fetta delle donne sul mercato che manca loro qualcosa: non appena una presunta mancanza viene ammessa e condivisa dalle donne, si diffonde il contagio estetico. E si raddoppiano le dimensioni di un impero economico.

La citazione su Alessandro Magno è una versione ibridata del testo di William Congreve, il drammaturgo che scrisse: «Avere solo una speranza e realizzarla è la fine di ogni mia speranza; è miserabile colui che sopravvive alle proprie speranze!»

Una condizione, questa, che sembra improbabile potranno conoscere le donne, alla ricerca di quella che la società ritiene sia la bellezza ideale.


Van Badham, «The ‘vampire breast lift’: just another grotesque beauty boob», 10 ottobre 2017, The Guardian

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