Tecnologia fa rima con nomofobia?

Quando lo smartphone è una dipendenza

Il successo degli smartphone ha portato allo sviluppo di svariati comportamenti di dipendenza. Metà dei francesi dichiara di guardare il telefono più di dieci volte al giorno… 50 volte se si tratta di persone di età compresa tra i 18 e i 24 anni!
Di Romain Gueugneau

Dipendenti dal telefono. Lo siamo tutti, più o meno. Bisogna però capire fino a che punto, e se è il caso di preoccuparsi. In quest’ottica ormai da sedici anni si tengono le “Giornate senza telefono”, nate dall’iniziativa dello scrittore Phil Marso (autore, tra gli altri, dei romanzi scritti nel linguaggio degli SMS). Diventate ormai di fatto delle giornate senza smartphone, quest’anno si sono tenute dal 6 all’8 febbraio.

La sfida che pongono sembra difficile da affrontare, visto il ruolo centrale di questi dispositivi nelle nostre vite. Secondo uno studio pubblicato lo scorso mese da Deloitte, tre quarti dei francesi (di età compresa tra i 18 e i 75 anni) hanno uno smartphone, di cui si servono praticamente per tutto: chiamare, mandare SMS e mail, ma soprattutto navigare in rete, guardare video e accedere ai social, a casa come al lavoro. Il risultato è che poco più della metà dei partecipanti al sondaggio (55%) dichiara di guardare il telefono più di dieci volte al giorno. Un terzo circa dei più giovani (tra i 18 e i 24 anni) dice di consultare lo smartphone più di cinquanta volte al giorno.

Anche di notte

Una frenesia a malapena contenuta dalle fasi del sonno. Sempre stando a questo studio, il 41% dei francesi confessa di guardare lo smartphone anche in piena notte e il 7% cede alla tentazione di rispondere ai messaggi. Come fa poi notare lo studio di Deloitte, lo smartphone plasma le nostre relazioni sociali: secondo l’azienda, l’81% dei francesi usa questo dispositivo anche durante i pasti in famiglia o in compagnia di amici.

L’uso eccessivo degli smartphone può anche essere fonte di conflitto tra genitori e figli, all’interno di una coppia e arriva persino a influenzare l’educazione dei più piccoli. Una recente campagna di sensibilizzazione tedesca negli asili nido, intitolata «Hai parlato a tuo figlio oggi?», ha cercato di far notare ai genitori il comportamento ossessivo nei confronti del telefono e le carenze affettive che questo determina sui figli.

Ansia da separazione

È corretto parlare di dipendenza da smartphone proprio come si parla di dipendenza per fumo e droga? «Sarebbe più preciso parlare di comportamento di dipendenza» spiega Laurent Karila, specialista in dipendenze della rete di ospedali pubblici di Parigi, nonché portavoce dell’associazione “SOS Addictions”. «Ma è innegabile che ci siano sempre più angosce legate allo smartphone, con sintomi ben precisi». L’esperto punta il dito verso l’ansia da separazione, quel senso di vuoto che si avverte quando ci si dimentica lo smartphone, la disconnessione, lo stress e il nervosismo dati dalla mancanza di rete e dal crollo della batteria.

Queste angosce hanno originato una nuova malattia, la “nomofobia”, i cui rischi per la salute non sono ancora stati dimostrati in termini ufficiali. L’abuso degli smartphone va di pari passo con l’evoluzione della società e con il bisogno di andare sempre più veloce, di non perdere nessuna informazione, di essere sempre valorizzati. «È la sindrome nota come FOMO, dall’inglese “fear of missing out”, la paura di perdersi qualcosa e la necessità di consultare costantemente mail, social network, siti di informazioni» spiega Laurent Karila. «Lo smartphone è diventato una sorta di coperta di Linus virtuale e rassicurante».

Guide in linea e campagne di sensibilizzazione

Di fronte all’emergenza generata da una nuova forma di dipendenza, con i rischi che essa comporta, gli operatori assicurano di aver preso tutti i provvedimenti necessari. La federazione francese di telecomunicazioni ha pubblicato una guida online intitolata “Cellulare e salute”. Si stanno inoltre preparando campagne di sensibilizzazione per adolescenti e genitori, che promuovono un uso moderato del telefono, come dichiara una portavoce della federazione francese di telecomunicazioni. […]

Malgrado alcune derive, il punto non è limitare drasticamente l’uso dei nostri cari smartphone, che tanto hanno cambiato il nostro modo di vivere e lavorare. «Ma occorre certamente imparare a servirsene meglio, lavorare sulla disciplina e sull’autocontrollo per non avere danni dalla relazione con uno strumento, in linea di principio, molto utile» consiglia Laurent Karila.


Romain Gueugneau, «Quand l’usage du smartphone risque de virer à l’addiction», Les Échos, 8 febbraio 2017

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