Bagni per tutti!
Alcuni hanno toilette in porcellana con doppio scarico e tutti i comfort per sciacquare, incanalare, gestire, acquisire. Altri un semplice buco nel pavimento, che il più delle volte straborda. La ricercatrice Catherine Bourgault ha scoperto questa disparità nel modo più duro e ce lo racconta per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Di Alexandra Perron
Questa dottoranda di ingegneria delle acque presso l’Università Laval ha un corso di studi quanto meno singolare. Una maschera sul naso, le mani nella… cacca, si è specializzata nella bonifica dei Paesi in via di sviluppo. Il suo obiettivo? Capire meglio i meccanismi della biodegradazione delle latrine.
«Perché lo faccio? Me lo chiedo tutti i giorni» dice ridendo la 32enne, ben cosciente dell’odore che emanano le sue ricerche.
Il suo interesse per la causa è nato in occasione di un soggiorno in Senegal, mentre lavorava per una ONG. «Era la stagione delle piogge, c’erano un sacco di pozze d’acqua e io non mi preoccupavo molto di avere i piedi bagnati». A causa della mancanza di organizzazione sanitaria, c’era materia fecale ovunque nelle strade. Come risultato, la ricercatrice si è presa un verme, passato per un’unghia del piede.
Questa presa di coscienza non l’ha fermata, al contrario. Catherine Bourgault ha visitato l’India, Haiti, il Burkina Faso. Poi ha ottenuto una borsa di studio per iniziare un dottorato in bonifica.
Si tratta di una sfida umanitaria: nei Paesi in via di sviluppo, la metà dei letti di ospedale sono occupati da pazienti che soffrono di malattie dovute a problemi di qualità dell’acqua, di bonifica, di igiene. Ogni anno, la diarrea uccide più bambini dell’AIDS, la malaria e il morbillo messi insieme, spiega Catherine Bourgault.
A Dakar o Nairobi, esistono toilette moderne, ma la stragrande maggioranza delle installazioni sanitarie non sono collegate a un sistema fognario. La ricercatrice descrive le latrine come un buco nel terreno ricoperto da una struttura sulla quale si installa una capanna, per garantire un minimo di dignità. […]
Problemi di scarico
Il problema dei bagni comuni è come svuotarli quando sono pieni, spiega la ricercatrice. Perché ci sono costi e difficoltà d’accesso. Senza leggi specifiche, i camion di scarico riversano il contenuto in natura. Se ci fossero leggi apposite, bisognerebbe poter passare questa materia fecale in impianti di depurazione funzionali che ancora non esistono.
«Per chi vive in povertà estrema e guadagna 2$ al giorno, non è una priorità, non quanto lavorare e mangiare, almeno» dice Catherine Bourgault.
Per valorizzare questa materia fecale, si potrebbe recuperare il gas emesso e produrre ad esempio energia, sogna in grande lei. «Ma occorrono tecnologie adatte. E ancora non ci sono.»
Bill Gates e i bagni del futuro
In genere, finanziare l’acqua potabile è più “sexy” che finanziare la bonifica. Ma quando si parla di bagni, Catherine Bourgault non può tacere un nome: Bill Gates. «La sua fondazione investe molto nelle bonifiche. È un grande finanziatore della ricerca, più dell’Organizzazione Mondiale della Sanità».
Lei stessa è andata a fare un soggiorno di studi e campionamento nell’Africa del Sud in un laboratorio finanziato dalla fondazione Bill and Melinda Gates.
La celebre coppia di filantropi ha anche lanciato il concorso “Reinvent the toilet” (reinventa la toilette) per migliorare le condizioni sanitarie dei Paesi poveri. Diverse università hanno risposto all’appello e sono stati presentati dei prototipi.
Catherine Bourgault vede in questo evento anche un’opportunità per gli affari, visto che i bisogni sono immensi. La ragazza dubita però che questi prototipi siano applicabili, perché il materiale sofisticato di cui sono fatti rischia di essere gestito male o rubato.
Da parte sua, lavora alla ricerca di base, studiando cosa succede nella buca scavata nel terreno, per capire come migliorare la biodegradabilità della materia fecale. Un po’ come ottimizzare la fabbricazione del compost.
Secondo lei, la posta in gioco non è tecnologica: «Mandiamo gente sulla Luna, in fin dei conti!». Una migliore bonifica passa secondo lei attraverso i governi, le leggi, lo sviluppo economico. […]
L’esempio del Giappone
Osservando quello che si fa nel mondo, la ricercatrice cita il Giappone come esempio da seguire per la sua grande apertura mentale. «C’è molta psicologia nella gestione della materia fecale».
Catherine Bourgault spiega che l’essere umano, dopo la digestione, scarta molte sostanze utili, contrariamente ad altri animali che assorbono meglio. Si parla di proteine, carboidrati e lipidi presenti nella nostra materia fecale.
«In Giappone, c’è un ricercatore che recupera queste sostanze e ne fa una sorta di carne. Io, anche abbondando con il ketchup, non so se ce la farei… Ma loro sembrano più aperti mentalmente.»
Nella terra del Sol Levante, esiste anche un museo per sensibilizzare la popolazione alle risorse di questa materia naturale. «I giapponesi sono avanti e si vedono i risultati. Hanno notevolmente migliorato le loro condizioni sanitarie. Certo, non avevano scelta, sono così numerosi…. Ma hanno creato delle soluzioni» indica Catherine Bougault. […]
Lo sapevate che…
- …esiste una giornata internazionale del gabinetto? Si tiene ogni 19 novembre ormai dal 2001. Il suo obiettivo? Sensibilizzare il grande pubblico su questioni di igiene su scala globale. L’ONU punta a garantire a tutti l’accesso a servizi igienici da qui al 2030, mentre al momento in cui si scrive, 1 persona su 10 non ha altra scelta che fare i propri bisogni all’aria aperta.
- …in India esiste il movimento “No Toilet, No Bride”, in cui le donne del mondo rurale si rifiutano di sposare chi non ha un bagno in casa? Secondo l’ONU, una donna su tre non ha accesso a bagni sicuri e si trova esposta a malattia, imbarazzo, rischi di aggressione. Per avere maggiore intimità in assenza di bagni privati, le donne si svegliano di notte e vanno in gruppo a fare i loro bisogni, così da limitare i rischi di stupro quando sono in condizione di vulnerabilità.
- …i bagni giapponesi sono i più avanzati al mondo? Un modello del produttore TOTO è anche inserito nel libro dei Guinness. Le innovazioni si sono moltiplicate: getti d’acqua, sistemi di asciugatura, superficie antibatterica, ventilazione, lunetta fluorescente, sensori integrati per misurare i livelli di zucchero nel sangue, il polso, la pressione e la percentuale di grasso dell’utilizzatore, dati che possono essere inviati via internet a un medico. […]
Alexandra Perron, «Des toilettes pour tous!», Le Soleil, 18 gennaio 2017