Vivere in 2 metri quadri

Hong Kong: vivere in un “appartamento-capsula” di 2m²

Per rispondere alla penuria di alloggi della vecchia città-Stato, un imprenditore ha progettato questo nuovo tipo di abitazione, senza finestre ma con WiFi, per 335 euro al mese. Ed è stato un successone.
Di Florence de Changy

È per analogia con le capsule spaziali che Sandy Wong ha nominato “appartamento-capsula” il nuovo tipo di alloggio da lui inventato e immesso sul mercato immobiliare di Hong Kong. Arrivato nell’ex colonia britannica solamente tre mesi fa, questo giovane imprenditore cantonese ha rapidamente colto l’entità del problema immobiliare e ha proposto una soluzione… più radicale di quanto Hong Kong avesse mai visto prima.

L’atmosfera delle sue cabine, accatastate in locali spartani un po’ ovunque in città, è futuristica: plastica bianca dalle forme arrotondate e luci fluo. Per quanto riguarda la superficie di questi “appartamenti” in affitto, ci sono due modelli, che differiscono solo per pochi cm2: si passa da 23 a 25 piedi quadrati, vale a dire da 2,1 a 2,3 metri quadrati, con un’altezza interna di 1,1m. Astenersi claustrofobici. Non ci sono finestre ma uno specchio arrotondato.

«La capsula offre in dotazione una lampada da soffitto, una luce di lettura, WiFi, TV e aria condizionata» ha spiegato Sandy Wong al South China Morning Post. Gli affittuari condividono bagno e cucina; e la porta della loro stanza si chiude con una tessera elettronica come per le stanze d’albergo.

Una necessità

Il prezzo di lancio proposto da Sandy Wong è stato di 2.500 dollari di Hong Kong (300 euro) al mese, ma quando gli internauti gli hanno fatto notare che un prezzo così ridotto avrebbe sconvolto gli equilibri del mercato ha rilanciato a 2.800 dollari di Hong Kong (335 euro). Anche a quel prezzo, tutte le sue capsule sono state prese d’assalto nell’arco di quindici giorni. Sandy Wong spera di aprire mille capsule supplementari da qui a un anno perché secondo lui la sua offerta risponde a una domanda concreta, vale a dire quella degli impiegati che fanno giornate lavorative molto lunghe, di chi sta spesso lontano da casa, o delle coppie in crisi.

Secondo le statistiche ufficiali, oltre il 90% dei ragazzi al di sotto dei 25 anni vive ancora con i genitori. E alcune coppie sposate non vivono assieme, non riuscendo a prendere in affitto un appartamento tutto per loro. Per rispondere alla mancanza d’intimità che questa crisi degli alloggi suscita, molti di loro hanno fatto ricorso ai motel.

Hong Kong ha sempre avuto una pessima reputazione in materia di alloggi. Nel boom del dopoguerra le case-gabbia di Hong Kong – ovvero dei letti circondati da sbarre – hanno offerto a centinaia di migliaia di operai venuti dalla Cina continentale una soluzione che doveva essere provvisoria. Ma il modello si è stabilizzato e il governo fa fatica a sradicarlo. Oggi, più di 200.000 persone abitano ancora in questo tipo di abitazione (case-gabbia e appartamenti suddivisi). La maggioranza degli abitanti di Hong Kong invece è stipata in enormi case popolari raggruppate in città dormitorio. Il lancio a novembre di un nuovo programma immobiliare ben strutturato che propone appartamenti a 14 m2 nel quartiere di Wan Chai sull’isola di Hong Kong ha ricordato lo stato allarmante della situazione.

Anche le locazioni commerciali sono salite alle stelle. Abercrombie & Fitch, che occupava un bellissimo immobile del dopoguerra […], a novembre ha annunciato di aver chiuso bottega. L’affitto mensile era di 850.000 euro. Quando sarà il turno delle boutique-capsule?


Florence de Changy, «A Hongkong, la vie dans un « appartement capsule » de 2 m²», Le Monde, 15 dicembre 2016

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