Mind the map

Mind map: la mappa mentale per gestire la propria carriera

Gestire la propria carriera non è un gioco da ragazzi, ma il mind mapping vi può aiutare.
Di Amandine Seguin

«A che punto sono con il lavoro? Come è messo il mio posto di lavoro?» È essenziale fare un bilancio regolare della vostra situazione professionale. In questo senso, la mind map può essere uno strumento di gestione estremamente prezioso. Stéphanie Vasen, consulente professionale e responsabile della carriera alla ESCP Europe Alumni, nonché autrice di Boostez votre parcours professionnel avec le mind mapping [Date una scossa al vostro percorso professionale con il mind mapping, edizioni Eyrolles] vi guida a disegnare la vostra mappa mentale.

La mind map, o mappa cognitiva, è un dispositivo che «permette di effettuare un lavoro di riflessione e approfondimento» spiega Stéphanie Vasen. «Si inserisce il tema principale al centro della mappa, poi ci si serve dei suoi rami per posizionare le idee che gravitano attorno ad esso» continua l’esperta. Una tecnica che permette di avere tutte le informazioni necessarie in una sola pagina. «Si può disegnare a mano oppure optare per un software che facilita le modifiche e permette di collegare le mind map l’un l’altra» consiglia.

«Sono finiti i tempi in cui si entrava in un’azienda e ci si abbandonava alla corrente. Le carriere non sono per niente lineari ormai» analizza la responsabile di carriera ESCP Europe Alumni. «La mind map è uno strumento di gestione che riduce al minimo la complessità associando informazioni tra loro e mettendo in rilievo nessi che in altre circostanze, con una riflessione lineare, non sarebbero mai emersi. Una carriera si costruisce tappa dopo tappa, ma ogni tappa è multidimensionale. Questa tecnica permette di avere una visione globale di dimensioni diverse».

«Dall’organizzazione delle ferie a un colloquio strategico, passando per una ricetta di cucina, ci si può servire del mind mapping per ogni cosa» sottolinea la consulente, secondo la quale questa tecnica è una sorta di «immenso promemoria», quasi un’agenda personalizzata. Se ne può anche servire per redigere un CV o per condurre un colloquio di lavoro. «Nei momenti di stress, la mind map è un sostegno reale» fa notare Stéphanie Vasen. «Disegniamo una mappa con le informazioni sull’impresa cui stiamo puntando e le domande che vogliamo fare. Su un altro ramo andiamo a inserire tutto quanto possa portarci all’impresa e le evoluzioni personali che ci stiamo prefiggendo» spiega. Questi dati permettono di sapere esattamente quale domanda pertinente porre, o come rispondere.

È interessante fare un controllo della mind map «una volta l’anno» per «sapere dove si è arrivati» e identificare necessità di «vigilanza» o di «nuovi riflessi» da mettere in atto. Per fare un bilancio, è utile passare in rassegna tre grandi aspetti: come sto andando, come sta andando la mia azienda e come va il settore? In primo luogo, occorre analizzare il proprio rapporto con se stessi. «Come stanno andando la mia testa, il mio corpo e il mio cuore sono le tre domande indispensabili da porsi» spiega Stéphanie Vasen. Occorre essere attenti ai segnali inviati dal corpo, e realizzare una mind map permette di concentrarsi su queste domande.

Inoltre, è interessante dedicarsi al rapporto relazionale con gli altri: il vostro N+1, i vostri colleghi e una cartografia politica delle persone che possono influenzare la vostra carriera. Per concludere, un ramo della vostra mappa deve essere dedicato al posto in sé. «Sono sempre al posto giusto? A che punto sono con le mie capacità? Dove sono all’interno dell’organigramma?» elenca l’esperta.

Infine, è importante analizzare «il proprio ambiente». «La vostra azienda va bene o no?» precisa Stéphanie Vasen. «Se sono in un’impresa che va male, posso decidere di restare, ma per ragioni che ho scelto io» spiega. L’idea è quella di individuare i segnali di un cambiamento per potersi riorganizzare.

Per saperne di più visitate il sito mindmapping.com.


Amandine Seguin, «Mind-map : la “carte mentale” pour gérer sa carrière», Le Figaro, 14 novembre 2016

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