La principessa mangia la zuppa in hotel
Il re Mohammed VI ha liberalizzato il Marocco, che è stato così risparmiato dalla tempesta della primavera araba. Sua moglie apprezza questa decisione – e si gode il lusso della rinnovata Marrakech.
Di Bettina Winterfeld
Per un pelo ci perdevamo la principessa. Non perché fosse poco appariscente. Al contrario. La donna che gironzola davanti alla piscina rosa puntinata in una hall inondata di luce realizzata in marmo bianco e nero è una visione raggiante: alta, magra, occhi vivaci, ricci ramati lunghi fino alle spalle. Invece di un velo o di un foulard indossa un cappello in pelle alla moda a tesa larga, jeans di marca e tacchi alti. Una donna vestita in maniera casual in compagnia delle amiche. Forse una parigina, se ne vedono tante a Marrakech.
Ma poi una nerboruta marocchina in un austero completo pantaloni nero si stacca dal suo entourage e si pianta a gambe larghe davanti agli ospiti dell’hotel, appena rientrati da un’escursione. «Pas de photos, s’il vous plaît» sussurra. Sguardo e linguaggio corporeo indicano che questa richiesta è un ordine, un ordine che viene dall’alto.
Nonostante la tolleranza che caratterizza il regno magrebino rispetto alla maggior parte degli stati vicini – le foto dei paparazzi alla principessa che potrebbero finire in rete proprio non sono permesse. Lalla Salma è la prima first lady marocchina che si mostra al pubblico. Della suocera Lalla Latifa Hammou non esistono foto ufficiali.
Ma i tempi sono cambiati, da quando Mohammed VI è salito al trono dopo il padre Hassan II. Lalla Salma non è solo la prima donna nella storia del Marocco che può portare il titolo di principessa, ma è anche l’unica moglie del re in carica. La suocera aveva dovuto condividere l’harem con almeno tre altre donne. Per molte giovani marocchine la principessa, ex ingegnere informatico, incarna la speranza di un cambiamento sociale.
Il re che costruisce hotel
Con la sua politica di liberalizzazione, Mohammed VI non solo ha rafforzato i diritti delle donne, ma ha anche permesso che il Marocco fosse risparmiato dalla tempesta della primavera araba. Il giovane re, che i sudditi chiamano con affetto scanzonato M6, ha obbligato il turismo a svilupparsi e ha ordinato in prima persona la costruzione di numerosi hotel. Marrakech è ascesa a destinazione di lusso internazionale.
Dall’autunno del 2015 lo si vede anche al mondano Mandarin Oriental. Si trova a sud della Medina, di fronte al golf club del re, il green più antico della città. Visto che con la cuoca Meryem Cherkaouri la cucina dell’hotel ha acquisito fama internazionale, anche la principessa Lalla Salma si gode saltuariamente una harira qui. La tradizionale zuppa di ceci immancabile nei menu marocchini qui prende il nome di Harira Royale, e gli ingredienti vengono dall’orto biologico interno all’hotel, dove crescono 90 diverse specie di pomodori, anche una blu a cui si associano forti poteri antiossidanti. Dall’eccentrica terrazza ornata di ampie vele, Lalla Salma può mangiare osservando l’opulenta fontana e lasciando spaziare lo sguardo fino alle cime innevate dell’Atlante.
Vivere in un palazzo – con stile
Lì, ai piedi della montagna, fioriscono erbe e essenze che vengono usate nella spa dell’hotel. Dopo un’approfondita unzione con oli di rosmarino e pompelmo, anche gli ospiti europei si sentono glamour come una principessa orientale. Sotto la protezione di guardie in abiti borghesi, nascoste discretamente dietro le siepi di bambù, gli ospiti possono vagabondare vicino agli olivi secolari fino a raggiungere le loro ville di lusso. Ogni suite è infatti un palazzo, arredato con simboli berberi e protetto da mura ricoperte da alte siepi di bougainvillea, dietro le quali gorgogliano una piscina e una vasca idromassaggio.
La protezione della polizia, anch’essa discreta, è soprattutto presente nei tortuosi vicoli del centro storico, anche se lo straniero a prima vista non la nota. Da anni nei suk un’unità di sicurezza civile controlla che i commercianti non facciano scappare i turisti con la loro invadenza. E le cose vanno piuttosto bene. Oggi i visitatori possono scegliere con calma tra migliaia di babbucce, lampade di Aladino e tappeti berberi. Ogni quartiere, come assicura la gente del posto, ha persone di contatto locali che tengono d’occhio la zona. Nel tentativo di soffocare sul nascere la violenza islamista, il re ha beneficiato della polizia segreta fondata un tempo dal padre – e molto temuta.
Il terrore non fa paura
Ma queste misure non hanno potuto impedire, nel 2011, l’esplosione di una bomba nella piazza centrale dei giocolieri e degli incantatori di serpenti, la Jama al Fnaa. La svizzera Sylvia sarebbe stata una delle vittime. L’ex infermiera gestisce assieme al marito marocchino il locale Riad Basim nel centro storico. Quel giorno voleva mostrare agli ospiti la Medina e il punto di ritrovo sarebbe stato un bar a Jama al Fnaa. «Per qualche ragione ho deciso di portare i visitatori nel suk prima. Una decisione che ci ha salvato la vita» racconta la ragazza, originaria di Zurigo. Lei non ha paura di ulteriori attacchi terroristici. «Se ti deve capitare, capita. È destino». Questo atteggiamento, la marocchina per scelta lo condivide con la maggior parte degli abitanti di Marrakech a cui si chiede un’opinione su questo tema scottante.
Lo stesso sano fatalismo che spinge di tanto in tanto anche la principessa Lalla Salma a incontrarsi con le amiche in un hotel.
Bettina Winterfeld, «Die Prinzessin isst Suppe im Hotel», Tages-Anzeiger, 10 novembre 2016