Profumo di petrichor nell’aria…

L’odore della pioggia: ecco come il CSIRO ha inventato una nuova parola

In Australia, l’agenzia federale per la ricerca scientifica [Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation,CSIRO] è responsabile delle invenzioni più sbalorditive degli ultimi 86 anni, dalle banconote in polimeri al repellente per gli insetti al Wi-Fi, destinato a cambiare il mondo. Ma possiamo anche rivendicare la nostra paternità su qualcosa di un po’ più esoterico – abbiamo inventato una nuova parola.

E no, non ci riferiamo a quelle parole di nuovo conio tratte da internet, come “YOLO” o “selfie”.

La parola in questione è “petrichor”, usata per descrivere il caratteristico profumo di pioggia nell’aria. O, per essere più precisi, è il nome di un olio rilasciato dal terreno, che passa nell’aria prima che inizi a cadere la pioggia.

Questo inebriante odore di pioggia in arrivo è qualcosa di cui la maggior parte degli australiani dovrebbe avere una certa familiarità – in effetti, alcuni scienziati suggeriscono che l’uomo abbia ereditato un certo attaccamento all’olfatto grazie ad antenati che si affidavano alla pioggia per la loro sopravvivenza.

Le origini

La parola stessa ha origini antiche. Deriva dal greco “petra” (pietra) e “ichor” che, nella mitologia greca, è il sangue etereo degli dei.

Ma la storia dietro alla sua scoperta scientifica è decisamente meno nota. Quindi, com’è che siamo arrivati a scoprire questo sangue etereo nella pietra?

Natura di odore argillaceo” è un titolo che riempie un po’ la bocca, ma è questo il nome del documento pubblicato nella rivista specializzata Nature il 7 marzo 1964 dagli scienziati CSIRO Isabel (Joy) Bear e Richard Thomas, dove per la prima volta si descriveva il “petrichor”.

Thomas aveva tentato per anni di identificare la causa di un fenomeno stranoto e diffuso. Come si legge nel documento:

I terreni argillosi sviluppano un odore peculiare e caratteristico quando sono inalati o inumiditi, ed è un fenomeno accettato da tutti i testi di mineralogia.

L’odore prevale in particolar modo in regioni aride ed era ampiamente riconosciuto e associato con la prima pioggia dopo un periodo di siccità. Il documento continuava dicendo:

Ci sono prove che il bestiame colpito dalla siccità reagisce con una certa dose di irrequietezza a questo “odore di pioggia”.

L’odore in realtà era stato già descritto da una piccola industria di profumi che operava fuori dall’India, che aveva catturato e assorbito con successo il profumo nell’olio di sandalo. Lo chiamavano “matti ka attar” o “profumo di terra”. Ma la fonte era ancora ignota alla scienza.

Joy e Richard, che lavoravano a quella che allora era la Divisione di Chimica Minerale a Melbourne, erano determinati a identificare e descrivere le sue origini.

Con la distillazione a vapore delle rocce esposte a condizioni atmosferiche secche e calde si è scoperto un olio giallastro – intrappolato nelle rocce e nel suolo ma rilasciato con l’umidità – responsabile dell’odore di pioggia.

La diversa natura dei materiali ospiti ci ha spinto a proporre il nome “petrichor” per questo odore apparentemente unico che può essere considerato come un “ichor” o “tenue essenza” derivante da rocce o pietre.

Si è così deciso di chiamare l’olio stesso “petrichor” – il sangue della roccia.

Via con l’umidità

L’odore si sviluppa quando l’umidità – precursore della pioggia – riempie i pori delle pietre (rocce, suolo, ecc) con minuscole quantità di acqua.

Anche se è solo una piccola quantità, è sufficiente a svuotare l’olio dalla pietra e rilasciare il “petrichor” nell’aria. Questo viene ulteriormente accelerato quanto la vera pioggia arriva ed entra in contatto con la terra, diffondendo il profumo nel vento.

Secondo il documento di Nature:

In generale, i materiali in cui silice o silicati vari sono predominanti spiccano per la loro capacità di produrre l’odore. È stato anche notato che l’odore può essere ottenuto da materiali ricchi di ossido di ferro, con o senza silice.

È una bella sequenza di eventi, ma difficile da visualizzare.

Per fortuna, sull’onda dell’entusiasmo scientifico associato a questa scoperta, un team di scienziati del Massachusetts Institute of Technology nel 2015 ha prodotto un video al rallentatore del petrichor e del processo cui cui viene emesso.

Usando telecamere ad alta velocità, i ricercatori hanno osservato che quando una goccia d’acqua cade su una superficie porosa, intrappola piccole bolle d’aria nel punto di contatto. Come in un bicchiere di champagne, le bolle scattano verso l’alto, per poi esplodere dalla goccia in un’effervescenza di effluvi.

Il team è stato anche in grado di prevedere la quantità di odore rilasciato in base alla velocità della goccia di pioggia e alla permeabilità della superficie di contatto, cosa che spiegherebbe come facciano a diffondersi certe malattie del suolo.

Importantissimo retaggio

Ci sono un piccolo ente di ricerca e un’affascinante letteratura legati al petrichor, incluso il documento successivo di Thomas e Bear, “Il petrichor e la crescita delle piante”, pubblicato un anno dopo aver dato il nome al profumo.

Cos’è successo a Joy Bear e a Richard Thomas?

Richard ha smesso di lavorare per il CSIRO nel 1961, quando era a capo della Divisione di Chimica Minerale. È morto nel 1974, all’età di 73 anni.

Joy, 89 anni suonati, è una vera innovatrice nel suo campo ed è andata in pensione solo l’anno scorso, dopo una carriera di più di 70 anni.

La loro scoperta congiunta del “petrichor” è la minima parte di una carriera notevole, culminata nel 1986 con la nomina di Joy a membro dell’Ordine dell’Australia per i servigi resi alla scienza.

Siamo grati a entrambi per quanto ci hanno lasciato, un nome per il profumo della pioggia, e a Joy per essere stata un modello per tutte le donne che vogliono lavorare nella scienza.


«The smell of rain: how CSIRO invented a new word», The Conversation, 31 marzo 2015

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