Mi tradisci? Ecco come le coppie si spiano a vicenda con le app anti-corna
Angelina Chapin ha intervistato diverse coppie che ricorrono a Swipebuster, FlexiSPY e mSpy per scoprire scappatelle e messaggi su Tinder del partner.
Di Angelina Chapin
Qualche settimana fa, Chelsie Wilson ha scoperto che il fidanzato aveva installato Tinder sul telefono. Era furiosa. Si erano incontrati sull’app di incontri sette mesi prima, e lui aveva promesso che non l’avrebbe scaricata sul telefono nuovo. Ora era una miniera di scuse. Diceva che l’app si era scaricata in automatico sul dispositivo, che voleva solo passare in rassegna le foto del profilo, rileggere le loro vecchie conversazioni. Ma Wilson non gli credeva.
Passato qualche giorno, Wilson è andata al lavoro in una cooperativa di credito di St. Louis e ha confessato alle colleghe i suoi timori: forse il suo ragazzo le era infedele. Una collega le ha parlato di Swipebuster, un nuovo sito che scandaglia il database pubblico di Tinder e alla modica cifra di 4,99$ rivela chi ha un profilo e quanto lo usa.
Normalmente Wilson non è gelosa, ma c’era quella “sensazione di pancia”: qualcosa non andava.
Così ha sborsato i 5$ e ha iniziato le ricerche.
La tecnologia rende estremamente facile essere infedeli. App come Tinder, Bumble e Grindr sono un infinito rolodex di possibili incontri, mentre i servizi di messaggistica archiviano progetti nascosti di cene assieme su cellulari protetti da password. Ma è anche estremamente semplice beccare con le mani nel sacco un partner infedele grazie a una vasta selezione di siti, app e spyware in grado di monitorarne le tracce digitali.
Servizi clandestini come Swipebuster permettono ad amanti gelosi di scoprire l’attività di qualcuno senza che lo sappia. Sono i servizi più controversi e spaziano da siti che raccolgono dati pubblici (del tutto legali) a spyware come FlexiSPY e mSpy che, una volta installati di nascosto, permettono la sorveglianza da remoto del telefono di qualcuno (non proprio così legali). Servizi più etici sono le app Couple Tracker e mCouple, che permettono ai partner di accedere consensualmente ai messaggi, alle chiamate, all’attività di Facebook e alla posizione GPS dell’altro.
Poi ci sono cose da matti, come telecamere nascoste nei rilevatori di fumo o materassi con sensori di movimento per smascherare attività “discutibili”. Tecnologie simili possono mettere la parola “fine” ai sospetti di un partner, ma anche alimentarne la paranoia ed esacerbare quei problemi di fiducia che cercano di risolvere.
Le coppie non si spiano perché amorali. Si spiano per dimostrare di avere ragione con i loro sospetti. Un qualsiasi amico o terapeuta potrebbe dire che è meglio parlare con il partner di persona invece che installare un’app per sapere dove va, ma se alla domanda «Mi tradisci?» la risposta è «No», può essere dura accettare la cosa e andare avanti. Il dubbio è forte come la certezza.
La sessuologa Jennine Estes non giudica i pazienti che ricorrono allo spyware. «Spesso questo curiosare paga» dice. «Si scoprono cose che il partner non confesserebbe mai, e il mio lavoro è di aiutare il paziente in questa situazione a elaborare l’accaduto».
Grazie a Swipebuster, Chelsie ha scoperto che il suo ragazzo aveva effettuato l’accesso a Tinder lo stesso giorno in cui lei aveva svolto la sua piccola indagine. Lui ha negato tutto, ma Chelsie gli ha detto di poter “dimostrare” che il suo profilo era attivo. […] Lui ha ceduto. Tra novembre e ottobre aveva scritto a otto donne diverse su Tinder (Chelsie era troppo agitata per controllare i mesi più recenti) e in un’occasione aveva chiesto a una donna di vedersi. «Sei single, giusto?» gli ha chiesto lei. «Certo, tu no?» aveva risposto lui.
Al di là dell’etica, le tecniche di monitoraggio segreto sono controverse anche da un punto di vista legale. Swipebuster usa dati pubblici ed è quindi perfettamente a norma, ma nella maggior parte degli Stati è illegale ottenere informazioni dal dispositivo di terzi senza il loro consenso, come ricorda David Klein, avvocato specializzato in tecnologia e legge di marketing. Molte aziende produttrici di spyware assicurano che le loro creazioni sono ideate per lo scopo – del tutto legale – di tutelare minori e di monitorare gli impiegati, ma spesso i loro siti si rivolgono a coniugi sospettosi.
D’altro canto, le app che le coppie concordano di usare per il monitoraggio reciproco possono essere sia utili che legali. Jennine Estes afferma che dopo un tradimento la trasparenza a 360° può essere particolarmente efficace per rinforzare casi di fiducia traballante. «Le parole perdono valore quando ci si sente violati» dice. «Queste app forniscono le prove concrete… che gesti e parole del partner coincidono».
Secondo Mik Bauer, Couple Tracker ha aiutato lui e il marito a lavorare sui loro problemi di fiducia. In quattro anni di matrimonio, erano stati entrambi infedeli, e il partner lottava con la gelosia dovuta ai frequenti viaggi di lavoro di Mik. «L’app gli garantisce una certa serenità» dichiara il 38enne. «Ha sempre la certezza di sapere dove sono».
Il rovescio della medaglia è che queste app possono fomentare la paranoia. I GPS hanno spesso dei bug, e in un’occasione il marito di Mik ha davvero pensato che lui fosse al Trump International Hotel and Tower di Chicago e non nella sala conferenze della sua azienda. Inoltre, controllare il telefono del coniuge può diventare in breve tempo una dipendenza. […]
La dottoressa Estes sostiene che queste app possono alleviare il dolore a breve termine, ma a lungo termine si instaura una dinamica per la quale nella coppia ci si fida più della tecnologia che del partner. «Il partner non riesce più a dare conforto e rassicurazioni perché l’altro gli controlla sempre il telefono […]. In questo modo si crea una crepa nella coppia».
Dopo aver visto i messaggi su Tinder del suo ragazzo, Chelsie è scoppiata a piangere e si è raggomitolata sul divano mentre lui la pregava di non lasciarlo. Ha detto tutte le cose giuste e “ha giurato sulla propria vita” di non avere alcuna relazione in corso. Eppure Chelsie non sa se riuscirà a fidarsi ancora di lui. Si dice contenta che Swipebuster esista, ammette anche che un’app che indichi dove si trova il suo fidanzato potrebbe aiutarla, ma un altro ricorso al digitale le sembra disperato.
«È bello sapere che la tecnologia possa dirti se il partner ti è fedele» dice. «Ma è anche triste pensare che al giorno d’oggi siano le app, e non le persone, a darti queste risposte».
Angelina Chapin, «Are you swiping behind my back?: how couples spy with anti-cheating apps», The Guardian, 4 maggio 2016