Pokémon, la saga che ha battuto tutti i record, compie 20 anni
Accolto da una certa indifferenza al momento del lancio, il gioco resta il più venduto nella storia del Giappone.
Di Oscar Lemaire
Vent’anni fa, giorno più, giorno meno, Nintendo lanciava in Giappone un gioco originale per Game Boy: Pokémon, disponibile in due versioni, rosso e verde. A quel tempo, nessuno immaginava l’incredibile successo che avrebbe avuto, né che questo titolo avrebbe battuto diversi record di vendita, né tanto meno che sarebbe stato declinato in molti modi, a partire da una versione animata che supera i 900 episodi. Ora Pokémon assomiglia a un mostro commerciale. Eppure il suo successo era tutt’altro che garantito…
Anche se ovviamente non è il solo, il progenitore principale di Pokémon si chiama Satoshi Tajiri. A soli 17 anni, nel 1983, questo studente ha lanciato la rivista Game Freak, una fanzine dedicata ai videogiochi, in un momento in cui la stampa specialistica non era ancora ben consolidata. Senza esserlo nel senso stretto del termine, questa piccola agenzia di stampa amatoriale gradualmente cresce grazie all’aiuto di alcuni amici, tra cui Ken Sugimori, che qualche anno più tardi disegnerà la maggior parte dei Pokémon, e Junichi Masuda, oggi incaricato di sovrintendere all’aggiornamento dei videogiochi più recenti.
Dalla rivista amatoriale allo sviluppo del gioco
Nel 1986, i tre si impegnano nello sviluppo del loro primo videogioco, con Sugimori alla grafica e Masuda alla programmazione e alla musica. Da un punto di vista legale, la loro azienda non esiste ancora. I tre hanno ancora un lavoro in parallelo – a partire da Tajiri, che fa il giornalista – e si ritrovano nell’appartamento di quest’ultimo per lavorare allo sviluppo del videogioco. È solo nel 1989, dopo l’uscita del loro primo gioco, Quinty, che l’esistenza della loro azienda, Game Freak, diventa ufficiale. Nello stesso anno, caratterizzato dal lancio del Game Boy in Giappone, lo studio firma un contratto con la Nintendo per un progetto che diventerà Pokémon.
Per questo gioco, Satoshi Tajiri si ispira alla sua passione infantile, catturare insetti. Aveva trascorso molto tempo impegnato in questa attività, come la maggior parte dei suoi compagni, e poi aveva studiato le abitudini degli insetti che si era portato a casa. È questa la base del gioco, in cui uno degli obiettivi è quello di cercare di catturare tutte le creature, a volte scambiandosele.
«I bambini ora giocano in casa, e molti hanno dimenticato cosa vuol dire catturare insetti. Come avevo fatto io. Mentre stavo creando i videogiochi, qualcosa dentro di me è scattato e ho deciso di fare un gioco con questo concetto. Tutto quello che facevo da bambino è stato in qualche modo accorpato: ecco come sono nati i Pokémon».
Satoshi Tajiri in un’intervista a Time, 1999
Un inizio lento
Originariamente previsto per il 1991, Pokémon accumula ritardi, per poi uscire finalmente il 27 febbraio 1996, un periodo piuttosto tranquillo – e la sua uscita non è esattamente un grande evento. Nei primi mesi del 1996, la PlayStation è già disponibile da un anno e, con essa, si è fatta strada una vera e propria rivoluzione grafica per i giochi 3D, che si fanno sempre più ambiziosi. Pokémon esce per Game Boy, una console che si avvicina ai sei anni di età. È uno strumento ormai superato e non suscita più grande interesse nei negozi e tra gli editori, che non lo considerano più una fonte di successo commerciale. «Credevo che avessimo perso il treno» ammette sul sito web della Nintendo Tsunekazu Ishihara. «Avevamo aspettato fino al declino della console…».
Secondo la rivista giapponese Famitsu, che si basa sui dati forniti da un campione di rivenditori, Pokémon realizza poco più di 100.000 vendite nella prima settimana. La terza settimana, con meno di 6000 copie vendute, e un totale inferiore alle 200.000 vendite, sembra segnare già il capolinea. «La partenza è stata così calma e tranquilla che non avremmo mai immaginato un esplosione di popolarità» ha detto Satoru Iwata nel 2009. «Ho pensato che, viste le deboli richieste, la luce si sarebbe spenta e avremmo detto presto la parola fine. Ma per fortuna non è andata così…» All’alba della quarta settimana di vendite, l’impennata: le vendite superano le 20.000 copie. È l’inizio di un’incredibile e duratura carriera.
«Penso che il passaparola abbia svolto un ruolo decisivo. Nel 1996, le persone non avevano blog su Internet, ma il divertimento di Pokémon è diventato ben presto un argomento all’ordine del giorno. E penso anche che il potere dei mezzi di comunicazione, in particolare con CoroCoro Comic [una sorta di equivalente giapponese di Topolino], all’epoca, abbia contribuito a incrementare la popolarità di Pokémon».
L’esplosione del fenomeno
Alla fine dell’anno, il gioco riesce a superare il milione di copie e si accaparra il posto di gioco più venduto del 1996, in barba ai grandi favoriti come Tekken 2, Super Mario 64 o Resident Evil. Ed è solo l’inizio: il lancio della serie animata nell’aprile del 1997 lo fa passare al livello superiore. Nel 1997, Pokémon raggiunge i 4 milioni di copie e rimane al primo posto nella classifica annuale – una prodezza che nessun altro gioco ha fatto da allora.
In definitiva, quel “piccolo videogioco” per Game Boy accolto con relativa indifferenza è diventato un incredibile successo in grado di abbattere il vecchio record di Super Mario Bros., uscito nel 1985: con poco meno di 8 milioni di copie vendute, Pokémon è il videogioco più venduto nella storia del Giappone. Oggi, vent’anni dopo la sua uscita, questo status sembra intoccabile.
Il lancio di Pokémon negli Stati Uniti alla fine del 1998 e in Europa a metà del 1999, non ha paragoni con la campagna di lancio giapponese del 1996: pubblicità massiccia, prodotti derivati e soprattutto la serie animata che è già pronta, e che può iniziare un paio di settimane prima del lancio del gioco. Il piccolo progetto di Satoshi Tajiri è diventato un mostro di marketing inimmaginabile. Seguirà la pubblicazione di un gioco di carte collezionabili, che continua a vendere bene anche oggi.
Un approccio nuovo
Come si spiega questo successo? In termini assoluti, Pokémon non è esattamente un gioco rivoluzionario. Il suo principio di base – creature da catturare e da far combattere – era già stato utilizzato prima. Ma è il primo gioco che ne fa un’idea centrale, privando il protagonista umano della capacità di combattere. Pokémon è anche lontano dai luoghi comuni del gioco di ruolo, delle missioni epiche del bene contro il male, ma ci propone un mondo relativamente tranquillo dove lo scontro dei Pokémon è l’equivalente di uno sport praticato da quasi tutta la popolazione, in genere senza animosità.
Se i creatori non hanno resistito all’idea di inserire una storia in cui il giocatore si oppone a un’organizzazione senza scrupoli – che ha lo scopo di rapire Pokémon di diversi allenatori di utilizzare impropriamente – la missione principale del protagonista non è salvare il mondo, ma diventare un grande maestro, il miglior allenatore possibile. Per riuscirci, deve percorrere il mondo al fine di sconfiggere otto capipalestra, così che possa misurarsi contro la “lega Pokémon”, i quattro più grandi allenatori del mondo.
Un sasso-carta-forbici strategico
La popolarità di Pokémon si spiega anche con il suo sistema di combattimento, semplice da capire, ma più ricco di quanto sembri. Il principio di base è basato sull’idea di sasso-carta-forbici: un “tipo” ha i suoi punti di forza e di debolezza rispetto agli altri. Ad esempio, gli attacchi d’acqua sono formidabili su un Pokémon di fuoco, che è efficace contro un Pokémon erba… per Loup Lassinat-Foubert, co-autore con Alvin Haddadene del libro Generations Pokémon (Third Editions), «così come un giocatore di scacchi conosce le regole di movimento delle pedine, un giocatore Pokemon sa a memoria le affinità tra i tipi».
Ma padroneggiare questo principio non è facile: ora ci sono 18 diversi tipi di Pokémon, molti hanno due tipi diversi, corrispondenti ad un vero e proprio mal di testa strategico in attacco e difesa. «Se ho calcolato bene, questo dà vita a 3402 possibili combinazioni» dice Loup Lassinat-Foubert. A questo si aggiungono i numerosi attacchi a disposizione, i cui effetti variano, complicando ulteriormente le regole del gioco. Inoltre gli sviluppatori hanno complicato ancora di più la situazione, introducendo di recente nuovi elementi quali i “talenti” specifici di ciascun Pokémon. «Basta osservare i matematici di Pokémon, che partecipano ai tornei avendo studiato e calcolato il potenziale di ogni creatura» aggiunge Loup Lassinat-Foubert. Ogni anno la Pokémon Company organizza delle competizioni ufficiali che portano a un torneo internazionale. Nel 2015 i 16 finalisti si sono divisi 45.000 euro.
Venti anni dopo il suo lancio, Pokémon sembra ben lontano dallo scomparire. La popolarità record del primo gioco non è più raggiungibile, ma Pokémon Company e Nintendo continuano a produrre una moltitudine di giochi e prodotti derivati. Pokémon ha conosciuto non meno di cinque versioni successive al gioco originale, ognuna delle quali ha fatto parlare di sé e ha contribuito alla vendita di 15 milioni di esemplari complessivi. Per festeggiare questo anniversario, le versioni originali del gioco uscite per Game Boy nel 1996 riusciranno per Nintendo 3DS. E, soprattutto, la società ha annunciato l’uscita di un nuovo gioco, Pokémon Sole/Luna, entro la fine del 2016. «Abbiamo fatto il punto dei vent’anni di Pokémon, ma ora dobbiamo guardare avanti, al futuro» ha dichiarato Tsunekazu Ishihara, amministratore delegato della Pokémon Company.
Oscar Lemaire, « Pokémon », la saga qui a battu tous les records, fête ses 20 ans, Le Monde, 27 febbraio 2016