La parola ai colori

Un linguaggio colorato: i colori nelle lingue del mondo

Avremo anche nel dizionario una pletora di parole per descrivere il colore, ma è difficile che tutti lo percepiscano allo stesso modo. E se il tuo rosso fosse il mio blu, e il mio giallo il tuo verde? Non sapremo mai se il rouge parigino sia identico al czerwony di Varsavia, ma possiamo quanto meno esplorare l’uso del colore nel linguaggio: se analizziamo lo spettro dei colori, cos’abbiamo davvero in comune?
Di Caroline James

Vedi rosso?

Le tinte cremisi indicano una varietà di emozioni forti, che vanno dall’amore all’imbarazzo alla rabbia. Gli anglofoni non sono i soli a “vedere rosso”: in Francia sono rouge de colère (rossi di collera), mentre in Romania puoi addirittura vedea roșu în fața ochilor (letteralmente: “vedere rosso davanti agli occhi”). Il rosso è associato alla rabbia anche in Germania, ma lì se ti ribolle il sangue nelle vene sei sicuramente prismatico: un berlinese fuori di sé dalla rabbia infatti dice di sich grün und blau ärgern (“arrabbiarsi blu e verde”).

Se hai mai avuto il conto in rosso verso la fine del mese (il che probabilmente ti ha anche fatto irritare non poco), stai certo di essere in buona compagnia: italiano, spagnolo e portoghese sono solo alcune delle lingue che usano un’espressione simile per descrivere un bilancio negativo in banca. E agli amici dei Paesi Bassi puoi raccontare di essere al verde con la frase geen rode cent meer habben (“non avere un centesimo rosso”). Un’espressione simile in inglese americano è red cent – un riferimento al colore ramato della moneta da un centesimo.

Arancio sangue

Se i fan del calcio potrebbero associare l’arancione ai Paesi Bassi, agli ucraini potrebbe tornare alla mente una certa rivoluzione colorata. In Vietnam, invece, il sangue scorre arancione: sự chảy máu cam (dove “cam” significa “arancione”) significa infatti “perdere sangue dal naso”.

E che ne è dell’arancia arancione? In inglese, è il colore che viene dal nome del frutto e non viceversa: orange è entrato a far parte della lingua inglese grazie a persiano, arabo e francese antico, e il suo uso per denotare il colore è stato registrato per la prima volta nel 1557, stando a una recente ricerca dell’Oxford English Dictionary.

Giallo: non solo per codardi

Come insegnano i western inglesi, un uomo senza fegato [in inglese, yellow-belly, ndt] non riesce a sopravvivere a lungo nel selvaggio West. Ma il colore del sole indica necessariamente la codardia? Nel buddismo, il giallo ha connotazioni ben più positive: è in primis simbolo di umiltà e rinuncia, ecco perché è il colore delle tuniche dei monaci. Non possiamo avere tutti la pazienza e la virtù dei monaci buddisti, però: alcuni tedeschi associano il giallo all’invidia (gelb vor Neid è tanto usato quanto grün vor Neid). In francese, quelli che “ridono giallo” (rire jaune, ovvero “forzare una risata”) non sono certamente i più calmi – o i più felici – degli amici.

Non è facile (essere verde)

Pensando al verde viene in mente il denaro – prontamente seguito dalla gelosia. Non c’è da stupirsi che il verde faccia capolino anche in espressioni legate a piante e prodotti agricoli: eat your greens! [Mangia le verdure!, ndt]. Essere green significa spegnere le luci quando si esce da una stanza, fare la raccolta differenziata e comprare prodotti locali; in francese, chi è abile nel giardinaggio ha la main verte (la mano verde), mentre in tedesco potresti voler comprare pomodori biologici da qualcuno con einem grünen Daumen (“un pollice verde”). Le sfumature lussureggianti sono anche associate all’immaturità: in italiano la giovinezza è la “verde età”, mentre in tedesco chi ha poca esperienza è “verde dietro le orecchie” (noch grün hinter den Ohren sein). In spagnolo, qualcosa di strano è “più strano di un cane verde” (mas raro que un perro verde) – il che è davvero piuttosto strano.

Blu (e pure indaco)

I bambini russi e italiani imparano che blue rimanda a due categorie linguistiche: Синий (siniy) e голубой (goluboi) nel primo caso, e blu e azzurro nel secondo. Il blu è una tinta privilegiata: qualcuno con un pedigree aristocratico ha “sangue blu”, ed è blue-blooded in inglese, e le pulzelle in pericolo aspettano in Italia il “principe azzurro”, il Prince Charming dei Paesi anglofoni. Ma il blu non è solo sangue nobile e gesta eroiche: sappiamo tutti cosa succede nei “blue film”, e in tedesco un malvivente che “se la cava con un occhio blu” (mit einen blauen Auge davonkommen) non riceve la giusta punizione per le sue azioni.

Viola violento

L’ultimo colore dell’arcobaleno – e le sue molte sfumature – è spesso associato ai lividi: in spagnolo, ti becchi un “occhio viola” (un ojo morado) invece che un occhio nero come risultato di un naso rotto. Anche in Vietnam, “viola” (tím) indica un “livido” (come la parola francese per “livido”, un bleu; letteralmente “un blu”). Il viola di sicuro non è il più pacifico dei colori: i nativi dell’Olanda, si sa, diventano “viola di rabbia” (paars aanlopen van woede), come i portoghesi del resto (ficar roxo de raiva). Se impari il russo, però, non ti devi preoccupare di tutto questo dolore e sofferenza: мне фиолетово (mne fioletovo, letteralmente “mi è viola”) significa “non mi interessa”.


Caroline James, «Colourful language: colours in international idioms», Blog Oxford Dictionaries, 8 settembre 2014

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