A sorpresa, la Cina sostiene la pacchiana parata di Kim
Il dittatore della Corea del Nord ha fatto sfilare l’esercito per tre ore. La parata ha reso evidente una cosa: Pyongyang sarà anche politicamente isolata, ma ha ancora un alleato.
Di Johnny Erling
Prima una Mercedes nuova di zecca, che (viste le sanzioni dell’ONU) la Corea del Nord non avrebbe dovuto introdurre nel Paese. Poi gli ufficiali a cavallo, uno dei quali è stato addirittura disarcionato dal suo destriero terrorizzato. Ma solo l’inizio è stato pittoresco. Perché la parata militare che si è protratta per le tre ore successive è stata un’esibizione di veicoli militari, carri armati e lanciarazzi da parte di uno Stato che ha recentemente mosso forti minacce nucleari.
L’occasione per questa marcia è stato il 70esimo anniversario del Partito dei Lavoratori della Corea (WPK) – un evento civile, non militare. Il leader Kim Jong-un, però, ha sfruttato il giubileo per tessere le lodi del WPK, da tempo sottomesso al potere militare. Kim è a capo del partito. Ma non mette in discussione il primato del settore militare. Nel suo ruolo di Generale dell’Armata ha addirittura promesso: «Il nostro Stato diventerà una grande potenza militare a livello mondiale». Dichiarazioni simili hanno lasciato il posto a ovazioni studiate a tavolino ma appassionate. I soldati hanno portato all’eccesso il culto della persona, esclamando «Evviva!» a intervalli regolari e scandendo il nome di Kim. La parata ha sottolineato che per Kim il milione e 200.000 soldati continuano a godere di una forma di primato rispetto al partito, che nominalmente conta quattro milioni di aderenti.
La televisione cinese ha mostrato lo spettacolo su vari canali e anche in internet. Un segnale (non isolato) che mostra il nuovo miglioramento nelle relazioni tra i due ex alleati. Dall’armamento nucleare e dai tre test atomici e missilistici intrapresi da Pyongyang, il rapporto tra i due Stati si era molto raffreddato. Il capo del partito cinese, Xi, e Kim, entrambi saliti al potere nel 2012, non si erano mai incontrati prima proprio per questa ragione. Ma le cose potrebbero cambiare presto, e la Cina ha fatto il primo passo in tal senso. A sorpresa, Xi ha indirizzato al capo del partito Kim un cordiale biglietto di auguri a nome dell’intero partito comunista cinese per l’anniversario nordcoreano. Avrebbe scritto testualmente “anche da parte mia”, promettendo una fruttuosa collaborazione che si protrarrà “di generazione in generazione”, formula questa estremamente simbolica con la quale si indica anche il riconoscimento del dominio feudale ereditario di Kim.
Come se non bastasse, Xi ha anche inviato il capo della propaganda cinese e membro del comando interno della Cina Liu Yunshan alla parata di Pyongyang. Con un gesto alquanto significativo, il giovane dittatore nordcoreano ha accolto l’alto funzionario di fianco a sé in tribuna. E i due hanno assistito assieme alla parata. Le riprese mostrano i due che scherzano con fare confidenziale e, alla fine della parata, che si allontanano ammiccando dalla balconata.
Kim e la dura lotta contro l’imperialismo americano
Gli esperti nordcoreani e i diplomatici hanno definito l’intensificarsi delle relazioni tra Corea del Nord e Cina come un evento più illuminante della sfilata di armi, nonostante i missili continentali K-08 di Pyongyang possano raggiungere una distanza di 6.000-7.000 km, vale a dire fino a Guam. Eppure, con il suo arsenale di missili a corto raggio, lanciagranate o mezzi anfibi, Pyongyang può minacciare e ricattare gli Stati limitrofi, in particolar modo la Corea del Sud. Con questa parata, Kim ha lanciato un chiaro messaggio: nonostante la povertà e la miseria della Corea del Nord, lo Stato dispone di una potenza militare non indifferente.
Il 32enne non ha lasciato adito a dubbi: impiegherà queste armi, se necessario. Da quando è salito al potere, questa è la sua quinta parata militare e la maggiore. Con un discorso incalzante e veloce Kim si è guadagnato le ovazioni dei soldati e degli spettatori sulla piazza Kim-II-song gridando: «Combattiamo una dura lotta contro l’imperialismo americano. Non l’abbiamo deciso noi». Sono gli «Stati Uniti che ci costringono a farlo. Ma siamo in grado di combattere in ogni modo sia necessario». Il riferimento è alla nuova potenza atomica e missilistica del Paese, non ancora riconosciuta da nessun altro Paese al mondo.
Il funzionario Liu di fianco a lui non ha battuto ciglio, anche se poco prima il Capo di Stato cinese Xi a Washington aveva concordato con il Presidente USA Barack Obama un’intensificazione delle loro «rinnovate relazioni tra grandi potenze». In altri termini, entrambe le potenze si erano dette intenzionate a risolvere il problema nordcoreano delle armi atomiche in maniera costruttiva dal punto di vista politico. Pechino sostiene che la visita di Liu a Kim avrebbe avuto proprio questo scopo. Secondo i dati dell’agenzia d’informazioni Xinhua, Liu si sarebbe espresso a favore di una penisola coreana libera da armi atomiche. Avrebbe incalzato Kim a lavorare per il reinserimento nel tavolo negoziale a sei membri per la soluzione del problema nucleare.
Ma da tempo la Corea del Nord non ne vuole più sapere nulla. La sua agenzia di informazioni KCNA ha pubblicato sabato un’altra versione del dialogo tra Kim e Liu. Kim avrebbe ascoltato gli auguri trasmessigli da Liu e ricevuto un’altra lettera (non ancora pubblicata) da parte del capo del partito Xi. In cui ci sarebbe stato scritto: «L’indistruttibile amicizia tra i due Stati in futuro verrà alla luce in maniera ancora più dinamica». Gli appelli al disarmo non erano menzionati nel resoconto della KCNA.
Accordi di libero scambio e nuova sfiducia
Poco dopo il ritorno di Xi, che ha concluso poco a Washington, le relazioni di Pechino con gli Stati Uniti si sono fatte ancora più nebulose. La discussione con Washington in merito al conflitto territoriale nel Mar Cinese Meridionale è esplosa nuovamente, dopo che la marina statunitense ha annunciato di voler mettere alla prova la libertà di navigazione nei dintorni delle isole artificiali costruite dalla Cina.
Anche la penetrazione degli Stati Uniti nel libero scambio transatlantico, dal quale la Cina per ora resta esclusa, ha risvegliato nuova sfiducia a Pechino. Per la Corea del Nord, la Cina è ancora più importante che per gli USA. Pyongyang, isolata da tutti, snobbata anche in occasione della parata, riceve grazie a Pechino un nuovo volto. La Corea del Nord, che dipende dalla Cina per l’approvvigionamento di petrolio, energia e generi alimentari, e che svolge più dell’80% dei suoi scarsi commerci con questo Stato, in futuro farà sempre più affidamento sull’aiuto della Cina.
Il recente voltafaccia di Pechino non è un buon segno per la risoluzione o il contenimento dell’armamento atomico della Corea del Nord, che si diletta con l’idea di nuovi test. L’esperto cinese di Corea del Nord, Zhang Liangui, mette in guardia che Pyongyang basa la sua politica estera sulla premessa di essere finalmente riconosciuta a livello internazionale come potenza atomica, e quindi punta a una fine delle sanzioni. Il suo timore è che il comportamento così amichevole di Pechino possa rappresentare un segnale sbagliato.
Johnny Erling, «China wertet Kims protzige Parade überraschend auf», Die Welt, 10 ottobre 2015