Tinder: l’“apocalisse degli appuntamenti”?
All’inizio del mese scorso, l’app è finita al centro di una bufera mediatica su Twitter. Un reporter l’ha accusata di essere uno strumento per procurarsi sesso occasionale. Tinder sta davvero distruggendo il romanticismo? L’abbiamo chiesto a due utenti.
Di Scarlett Russell e Dean Kissick
Il punto di vista femminile: Scarlett Russell
Secondo il ritratto di Tinder firmato Nancy Jo Sales e apparso questo mese su Vanity Fair, l’app online facilita il rimorchio e crea una generazione di ninfomani allergici all’impegno emotivo. «Ogni giorno ci si aggira per la lista delle persone, scorrendo tra centinaia di profili» dice un «uomo attraente sulla ventina» che Sales ha intervistato. Questo articolo controverso è anche finito nel programma Newsweek: il presentatore, Evan Davis, ha chiesto a uno psicologo se le donne risultassero in posizione di «svantaggio» a causa della cultura da una-botta-e-via che Tinder sembrerebbe aver inventato. Il resoconto di Sales è brutale, o brutalmente onesto? Secondo i miei amici maschi, sì, la maggior parte degli uomini usa Tinder solo per rimorchiare. Andrew si stringe nelle spalle: «Cercare una fidanzata su Tinder è come cercarne una a Ibiza». Ma, per essere brutalmente onesti, non sono solo gli uomini che sfruttano l’app per un appagamento sessuale. Secondo me, pensare che le donne siano in una posizione di svantaggio è del tutto paternalistico. Certo, una buona parte delle mie amiche usa Tinder nella speranza di incontrare «un bravo ragazzo che non mandi foto di lubrificanti», ma ne conosco altre che usano l’app solo per incontri occasionali, e altre ancora per sesso occasionale. Tutti i tizi che ho conosciuto su Tinder hanno ricevuto almeno una proposta oscena da una ragazza “compatibile” prima ancora di scambiarsi i numeri di telefono.
Se non c’è dubbio che Tinder abbia contribuito al degrado della moderna cultura degli “incontri”, è anche vero che non può essere l’unico colpevole. Le 50 donne intervistate da Sales hanno un’età compresa tra i 19 e i 29 anni – non c’erano maschi over 30. Il fatto che la gente sulla ventina voglia fare sesso a destra e a manca non è certo imputabile a Tinder. E non era forse stato Sex and The City nel 1996 a spingere le donne moderne, armate di tacchi a spillo, nei letti altrui? Credo che se Sales avesse parlato a 50 persone over 30 i risultati della sua ricerca sarebbero stati alquanto diversi. Conosco svariate coppie che si sono conosciute su Tinder, tutte di trentenni. Non è sempre così, ovvio – sono uscita con un 27enne che aveva un’attività sua, solo relazioni monogame alle spalle e una voglia disperata di accasarsi; e sono uscita con un 35enne con la maturità emotiva di un girino – ma in generale penso che gli uomini verso i 30 anni siano più a loro agio con l’idea di un conto bancario in comune e domeniche pomeriggio al parco invece che al pub. Si tratta di una fascia d’età che usciva con l’altro sesso prima di Tinder, quando l’idea di incontrare gente tramite amici comuni, sul posto di lavoro o – per carità! – in pubblico non era ancora obsoleta, ma oggi le cose sono più difficili. Il mio amico Josh, 33enne nonché futuro sposo della 32enne Sarah, dice: «A vent’anni ho fatto sesso con chiunque anche senza Tinder. L’app mi ha poi permesso di incontrare un sacco di altre donne, per divertirmi, ma anche perché mi piacevano – come Sarah». Stuart, un single 35enne, aggiunge: «Tutti i miei amici sono sposati o fidanzati, ora come ora. Tinder rende il sesso accessibile, ma ormai quella fase l’ho superata. Ora voglio una fidanzata».
Mi sono iscritta a Tinder un anno fa, a seguito di una separazione, e ho avuto con l’app un rapporto di amore/odio. Nelle fasi più vulnerabili post-rottura può essere un devastante campo minato di segnali contrastanti e rifiuti. Non ho fatto altro che frugare tra le immagini alla ricerca di un perfetto sostituto per il mio ex, e ovviamente ne sono rimasta amaramente delusa. Circa un mese dopo ho rimesso mano all’app senza grosse aspettative e ho incontrato uomini interessanti e spiritosi, con cui chiacchierare e uscire senza alcuna pressione sessuale. Si riconoscono subito quelli che vogliono portarti a letto. Tendono ad abbondare con le emoticon fin dall’inizio, e a lanciare proposte sgrammaticate («o voglia di coccole! Lol»). A volte ti mandano le foto del loro torace peloso, o dei genitali. E tu sgrani gli occhi, magari ti fai una risata e mostri le foto agli amici prima di bloccare ulteriori contatti. La settimana scorsa mi è apparso tra le persone suggerite il fidanzato di una mia amica. Poi il selfie senza volto di qualcuno a torso nudo, con un numero di telefono sotto. Disperata, ho rimosso il mio account. Eppure credo ancora che non tutti gli uomini usino Tinder solo per il sesso occasionale. La moderna cultura degli incontri, in un’epoca di opzioni infinite in cui nessuno ha tempo per aspettare che l’acqua della pasta bolla, figurarsi che arrivi la Persona Giusta, è spietata. Tinder ha di certo un ruolo predominante, ma non ne è il protagonista assoluto.
Il punto di vista maschile: Dean Kissick
Dopo l’articolo di Vanity Fair sulle app di incontri e la “cultura del rimorchio” che le circonda, un anonimo che lavora per Tinder ha twittato una valanga di proteste, tra cui l’affermazione «Stando ai dati in nostro possesso, la maggioranza degli utenti di Tinder è alla ricerca di legami significativi». Ora, come potrà dirvi chiunque abbia mai usato l’app, le cose non stanno per niente così. Tinder serve per trovare sesso occasionale, tutto quello che lo riguarda è occasionale, e il suo principale punto di forza è l’alto numero di partner che non cercano legami e possono essere contattati o ignorati con un gesto superficiale quanto quello di scorrere l’immagine sullo schermo. Molti uomini scorrono a destra – approvando tutto quello che gli si para davanti – finché non raggiungono il limite di 100 approvazioni ogni 12 ore. Ho un amico che si sveglia e scorre le immagini a destra 100 volte ogni mattina, poi rifà la stessa cosa la sera; e di tanto in tanto racimola un abbinamento e poi un paio d’ore di sesso meccanico senza sentimenti. Niente di insolito. C’è molta carne al fuoco per chi cerca sesso senza sentimenti su Tinder; è un hobby, come la pesca – stai seduto sotto la pioggia aspettando una trota iridea.
Eppure niente sta a indicare che l’app sia cucita su misura per le esigenze degli uomini o che punti allo sfruttamento femminile, perché anche alle donne piace il sesso occasionale, o sbaglio? In realtà credo che siano le donne ad avere tutto il potere su Tinder perché hanno tanti uomini con cui abbinarsi, per molti uomini invece le cose non stanno così. Le mie amiche hanno centinaia di match e altrettanti messaggi ignorati, mentre io raramente ricevo qualcosa, e lo stesso vale per i miei amici, del resto. I nostri telefoni stanno lì, inutilizzati, senza cinguettii né trilli vari. Fanno una tristezza!, come uno di quei ristoranti sempre tragicamente vuoti, che ogni volta che ci passi davanti speri – e lo speri davvero – ci siano clienti dentro ma non ce ne sono mai. È quasi svirilizzante, così.
Immagino che la maggior parte degli abitanti dell’universo Tinder trovi quello che cerca – una scopata meccanica, senza importanza – ma le donne hanno molte più opzioni tra cui scegliere. Nel 2013 tre studenti del college di Orem, Utah, hanno aperto un account a nome di un’ipotetica 21enne, Sammy, usando immagini di Miss Teen USA. Hanno avuto corrispondenze con ogni uomo dei paraggi e li hanno invitati tutti a uscire: «Sarò alla yogurteria di Orem stasera alla 9 con delle amiche, se vuoi passare». Quella sera sono arrivati al locale e si sono trovati davanti uomini, una settantina circa, consumati dal desiderio e dalla confusione, che vagavano smarriti come cervi in un prato, pronti a battersi.
Ieri ho avuto modo di parlare con una banchiera tedesca – carina, poco più che ventenne – a una festa di compleanno, e lei mi ha spiegato che Tinder è molto rassicurante quando hai appena chiuso una relazione, perché ti rendi conto che là fuori ci sono migliaia di altre persone, c’è così tanta scelta e così tante opportunità di incontrare gente al di fuori del tuo circolo sociale. Mi ha anche detto che è uno strumento frivolo, divertente, con cui prendere in giro gli uomini più lascivi per messaggio, se ti va. Ho notato che non è poi così insolito; nei pub, quando ci sono gruppi di amiche (a volte amici) i telefoni passano di mano in mano, e si spediscono i messaggi più assurdi a degli estranei pur di farsi una risata: è crudele, ma è anche uno spasso. Tutte queste app sono, essenzialmente, forme di svago.
L’articolo di Vanity Fair comincia in un bar lussuoso del cuore finanziario di Manhattan, in cui tutti usano Tinder con i volti eccitati, rapiti, illuminati dalle luci del telefono. Come si fa a passare una sera così, a New York? Roba da matti! Che problemi abbiamo!? Se non rimanessimo con il naso incollato al telefono tutto il tempo potremmo innamorarci di uno sconosciuto che passa per strada, immaginarci com’è fatta quella persona, che vita potremmo avere assieme – chissà, forse suona il violoncello in un’orchestra! – ma tutte queste speculazioni magiche sono fatte a pezzi da una pseudo-biografia su Tinder come (è un esempio tratto dalla realtà, l’ho letta oggi pomeriggio): “Viaggi, case sugli alberi, festival, cibo, sole, sci, bassotti, tamburi d’acciaio, ciclisti, barchette, isole deserte”. Che noia, che strazio! Il punto dell’amore è che non scegli di chi innamorarti. La tua dolce, dolcissima fantasia può anche rivelarsi poco pratica in tutta la sua amarezza, un’illusione irrealizzabile, ma è questo che la rende eccitante; e Tinder non fa che eliminare la gioia e il romanticismo dall’equazione.
Scarlett Russell e Dean Kissick, «Is Tinder really creating a ‘dating apocalypse’?», The Guardian, 16 agosto 2015