Perché non soccombere alla monogamia

Un amore fuori dagli schemi

Perché amare solo una persona? Annika Klanke sta benissimo con la sua relazione non monogama. Anche se questo modello di vita e di relazione le attira molte critiche.
Di Annika Klanke

Ma sì, ognuno fa quello che vuole… – una frase che dovrebbe mostrare tolleranza, ma con cui il mio interlocutore non riesce a nascondere il suo disagio nei confronti di un aspetto della mia vita. È palese che non vivo una relazione monogama. Che non conduco una, ma due relazioni, e da tempo. Che nel mio, nel nostro modello di relazione gli incontri, di qualunque genere e tipo, con gli altri non sono né vietati né tabu. Essere attratto da qualcun altro, ad esempio. Innamorarsi di qualcun altro. Andare a letto con qualcun altro. Alcune situazioni, che viste dall’esterno forse risultano sconcertanti, diventano quasi banali. In una gradevole cena per il compleanno di una delle persone coinvolte nella relazione si unisce a noi una ragazza che per un po’ ha condiviso molto con noi, anche l’amore fisico. “Se un giorno mi sposerò, sarà con tutti e due!” dice e noi ridiamo.

Critiche a un modello di vita e di relazione simili ce ne sono molte. La gelosia ad esempio è un classico. Impossibile sopportare che la persona amata viva con qualcun altro forti emozioni. La paura di essere lasciati perché la partner ha così tante possibilità. Eppure, nonostante la gelosia non mi sia del tutto estranea, il più delle volte succede il contrario: sento che le mie relazioni sono stabili e durature proprio perché è possibile innamorarsi e provare desiderio al di fuori di esse.

In fin dei conti la monogamia, quel modello di relazione in cui due persone che si amano si legano esclusivamente l’una all’altra, nell’amore, nell’amicizia, nella sessualità, non impedisce certo di desiderare o di amare qualcun altro.

La monogamia è un concetto molto familiare. Dà alle persone sicurezza perché la conoscono. Grazie alla letteratura, al cinema, alla televisione, alla casa dei genitori. Quello che vi si discosta, le rende insicure. La monogamia è una norma sociale così radicata che raramente viene messa in discussione.

Si tratta di trovare “quella giusta” o “quello giusto”. Aspettare finché finalmente arriva. La coppia, quando i due si sono reciprocamente trovati, forma un tutt’uno in cui i bisogni, le paure e le speranze sono neutralizzate e accontentate, e questo se possibile per l’eternità – finché morte non li separi. Due persone che si amano e si completano in maniera ideale, sono tutto l’uno per l’altra, amica, amata, amante, intima fidata, interlocutore, madre o padre del figlio comune. In questo quadro perfetto la fedeltà non è un problema, perché “l’unico” o “quello giusto” è lì al suo posto. Questo,  l’ideale. Il concetto, che nella realtà trova di rado applicazione, è – contrariamente alla supposizione diffusa che l’amore della coppia sia “naturale”, quasi innato dall’inizio dei tempi – tutt’altro che vecchio: è solo dalla fine del XVIII secolo, l’epoca del romanticismo, che si presenta l’amore romantico della coppia, in cui affetto e passione si fondono. L’espressione istituzionale di questo ideale è il matrimonio d’amore. Da un lato, è la base per la quale molte unioni e molti genitori pensano solo in termini di omosessualità, perché su questo modello di legame con gli altri appartiene anche la polarità dei sessi. Dimostrare questo concetto da un punto di vista empirico è stato un importante oggetto di ricerca della biologia e della sessuologia a metà del XIX secolo. Dall’altro, l’amore romantico è associato all’idea di fedeltà dal punto di vista sessuale. E qui le cose cominciano a farsi difficili.

Perché le relazioni sono tante cose, ma una cosa non lo sono quasi mai: statiche. Le persone, i loro bisogni, i loro desideri e le loro condizioni di vita cambiano. E non di rado è proprio il desiderio che dopo un paio di anni si indirizza (anche) su altre persone. La maggior parte delle relazioni ha una data di scadenza, che spesso si innesta quando uno dei due partner ha una scappatella. Fin troppo di frequente le coppie si separano perché è stata tradita la fiducia. Per paura di non bastare più all’altro, dato che lui o lei ha avuto una scappatella. O perché la gelosia è semplicemente troppa.

E a maggior ragione quando non è un tradimento la causa della crisi, un concetto di amore esclusivo impedisce che i bisogni all’interno di una relazione possano cambiare, bisogni che dalla persona amata non possono – se non con grande difficoltà – essere soddisfatti. Bisogni come il desiderio di esplorare una forma di sessualità sconosciuta al partner. O il desiderio di figli che alberga in uno solo dei membri della coppia. Anch’io voglio aspettarmi molto dalle persone che amo. Condividere con loro i miei bisogni. Far posto ai loro sogni e ai loro desideri nella mia vita. Ma penso sia un’illusione credere di essere tutto l’uno per l’altro, per sempre.

Se la relazione monogama soccombe per una sola differenza insormontabile, è vista come “fallita”, anche se spesso i sentimenti ci sono ancora, di amicizia e amore. Con un nuovo o una nuova partner un fallimento del genere non si verifica proprio. Questo modello di relazione viene chiamato monogamia seriale ed è il più diffuso nella mia cerchia di conoscenze, anche se molti miei amici non sono dell’idea che la fedeltà sessuale debba essere il fattore più importante di una relazione stabile e che un concetto monogamo di relazione possa causare alla gente molte difficoltà.

Forse dipende dal fatto che vivo a Berlino e non in un paese. Le mie amiche e i miei amici dal canto loro hanno un circolo di amicizie molto diverso e sono immersi in svariate scene e subculture. Io studio e lavoro nel campo letterario. Nella mia giornata tipo incontro raramente un’aperta disapprovazione, ma di tanto in tanto c’è irritazione, che riscontro in un piccolo silenzio imbarazzato-sconvolto o nella frase già descritta – “ognuno fa quello che vuole”. A volte le mie relazioni vengono sminuite come se mi volessi tenere aperte tutte le opzioni sul piano sessuale. O mi chiedono se alla fine mi deciderò a scegliere una sola persona da amare, come se la monogamia fosse una gara.

La cosa spiacevole è quando i commenti sono sessisti: “Se vai a letto con più persone allora verrai anche a letto con me” è l’idea più o meno tacita. Che per le donne essere sessualmente attive e forse anche creative sia più degradante che per gli uomini è una vecchia storia e un cliché di genere superato. Ma questa vecchia storia mi viene ripetuta ogni due per tre.

Se invece l’interlocutore è seriamente interessato a capire il mio modello di relazione, ne parlo in modo aperto. Spesso mi chiedono come faccio a giostrare tutto, lavoro, studio, relazioni. E in effetti non è sempre facile. Entrambe le persone che amo vivono in altre città. Il mondo del lavoro e quello delle relazioni sono separate da una distanza fisica. Questa situazione non è stata pianificata a tavolino, ma è il risultato di diversi progetti di vita. E proprio a causa di questa separazione fisica è importante avere un mondo relazionale. Parlare con qualcuno, se possibile ogni giorno. Discutere di bisogni e aspettative. Riflettere insieme su come andare avanti. Trascorrere del tempo insieme. Tutto quello, insomma, che implica ogni relazione, solo che io queste cose le devo rivolgere a più persone, non a una sola.

In una relazione non monogama c’è posto per i cambiamenti, senza che io debba trovare un altro o un’altra partner. Se si determinano delle differenze, se il desiderio cambia oppure se scoppia un nuovo amore, non devo considerare la mia relazione come fallita. “È un incredibile sollievo il fatto che io per te non devo essere tutto” mi ha detto una volta uno dei miei partner.

I sentimenti possono nascere ovunque, anche nell’amicizia. Solo che non abbiamo una lingua o delle forme espressive per definirli, perché l’amore romantico è riservato alla relazione di coppia. Mi auguro che si parli di più delle relazioni, dell’amicizia e dell’amore e delle graduali transizioni tra uno e l’altro. Che i bisogni possano essere articolati senza paura e che una relazione non debba finire in pericolo per una trasgressione delle aspettative. Non credo che l’amore vissuto in maniera non monogama sia più felice o migliore.

Trovo semplicemente che amore e desiderio non siano qualcosa di statico e che non li si possa schiacciare a forza in una relazione monogama. Quindi l’amore libero è la mia forma di linguaggio relazionale. Mi capita, per farla breve, di poter conoscere – anche non carnalmente – persone, che siano uomini o donne, perché le trovo interessanti, belle, sveglie o attraenti. Cosa succede poi, dipende da quello che vogliamo io e l’altra persona, dal gioco del conoscersi o riconoscersi, dal momento. Ecco perché non vivo una relazione monogama.


Annika Klanke, «Liebeskonzept jenseits des Ideals», Frankfurter Rundschau, 1 giugno 2015

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