Il giro del mondo in 193 wc

Più è truccata, più avrà le mani sporche

Gli uomini sono davvero più attenti in bagno? Dove sono i gabinetti più belli del mondo? E quelli più brutti? Nina Sedano, che ha visitato tutti i 193 Paesi dell’ONU e i loro angoli più “intimi”, ne sa qualcosa.
Di Ulli Kulke

Lo usano tutti, anche più di una volta al giorno, ma pochi ne parlano. Nina Sedano l’ha scelto come tema per il suo libro, che assume un punto di vista internazionale: il bagno, con la sua cultura e la sua storia. L’autrice sa di cosa scrive. È forse l’unica donna al mondo ad aver visitato tutti i 193 Paesi membri delle Nazioni Unite. Nel 2014 ha pubblicato il best-seller “Die Ländersammlerin” [“La collezionista di Paesi”, ndt] riguardo ai suoi viaggi. Ora, con il suo “Happy End – Die stillen Örtchen der Welt” [“Happy End – posticini tranquilli del mondo”], ha realizzato una sorta di sequel, pieno di aneddoti e descrizioni di scorci e dettagli insoliti. Parliamo con lei dei bagni pubblici – come sarà il suo, di bagno?

Die Welt: Mettiamo che io debba andare in bagno urgentemente e possa scegliere un Paese in cui andare: quale mi consiglierebbe?

Nina Sedano: Non deve andare così lontano. Mi ricordo con piacere di Vienna. Soprattutto perché sulle cartine della città sono indicati tutti i bagni pubblici. E perché mi piacciono quelli sotterranei, in stile liberty. Particolarmente imponenti, poi, gli orinatoi nel sottopassaggio dell’Opernpassage. Ci sono entrata solo per curiosità. Erano a forma di bocca. Oggi sono stati smontati perché le bocche avevano provocato uno scandalo. Io le ho trovate divertenti, una cosa del genere è arte. Se vuole andare più lontano, allora forse andrei a Hong Kong. In una gioielleria c’è un bagno di oro puro. Che le lascino fare un bisognino lì, però, non glielo so garantire.

DW: Un bagno però non lo conosce: quello della stazione spaziale ISS.

NS: Ha ragione. Però ne ho parlato nel mio libro. So come funziona. Ovviamente non cosa si prova a usarlo. Mi piacerebbe saperlo.

DW: Dove si posizionerebbe la Germania nella classifica internazionale dei bagni?

NS: Sicuramente nella top ten. Ci sono molti bagni puliti qui. E trovo notevole la recente iniziativa “Nette Toilette” – i ristoranti e le osterie delle piccole e medie cittadine tedesche che affiggono questo cartello alla porta mettono a disposizione del pubblico il loro bagno. Ricevono sovvenzioni dalle amministrazioni comunali, che così si risparmiano di investire in strutture pubbliche, per la pulizia regolare. E per le trattorie è anche un guadagno, perché molti visitatori poi si fermano per un caffè, una birra o altro.

DW: Che qui da noi si debba pagare per i bagni pubblici è un’eccezione rispetto al resto del mondo?

NS: No, è così dappertutto. E se il bagno è pulito, io pago volentieri.

DW: E le addette alla pulizia, a loro una mancia la dà?

NS: Certo – se è tutto pulito, però, altrimenti no.

DW: Il loro lavoro non gode di grande considerazione.

NS: È vero. Ma è così anche in altri Paesi. Avrei voluto parlare di più con loro, ma non conoscevo la loro lingua. Hanno molto da dire in base alla loro esperienza personale. In un talkshow una volta ero seduta di fianco a una di loro. Lei diceva ad esempio che gli uomini sono più puliti delle donne. L’ho potuto constatare anche io stessa: ho visto che più le donne sono truccate, meno si lavano le mani dopo essere andate in bagno. A volte gliel’ho anche fatto notare.

DW: Cosa ne pensa dei bagni unisex, senza più distinzione tra donne e uomini, perché le persone transessuali non sanno in quale bagno andare?

NS: Non mi sembra una buona idea, meglio lasciare la separazione…

DW: Lo penso anche io, specie se è vero che le donne non sono così pulite.

NS: Accoglierei volentieri l’introduzione di uno spazio comune per lavarsi le mani, ma bagni separati. A volte ci sarebbero ingiustizie contro gli uomini da parte delle donne, perché queste preferiscono andare in bagno in due.

DW: In molti altri Paesi ci si sbarazza più generosamente dei propri bisognini. Siamo noi troppo pudici o sono gli altri più spudorati?

NS: In Africa mi sono sentita molto a disagio. Nella capitale del Niger, Niamey, ad esempio. Dove ad ogni angolo, in ogni fosso si fanno i propri bisogni. Lì non ci sono veri bagni pubblici. Preferisco di gran lunga come funziona da noi. Non direi però che siamo troppo pudici. Per gli uomini fare pipì, anche in pubblico, è una cosa normale, da migliaia di anni, per marcare il territorio. Ma non fa bene alle piante, né ai muri…

DW: E qual è il suo stato d’animo, dopo tutte le ricerche?

NS: Io personalmente ho un rapporto rilassato al riguardo, fin da piccola a casa dovevo togliere il letame dalla stalla dei cavalli.

DW: Allontaniamoci dai bagni pubblici per andare sul privato: ha consigli da dare sulle migliori letture da bagno?

NS: In realtà leggere a lungo in bagno non fa bene alla salute. Non dovremmo proprio sederci: per svuotare l’intestino la posizione accovacciata è la migliore.

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DW: Insomma, la cultura mitteleuropea ha invaso il mondo con water non salutari. Un tempo le toilette alla turca erano il modello dominante, a partire dall’Europa del Sud fino all’Asia e all’Africa, al di là dell’igiene. Oggi quasi ovunque ci sono water su cui sedersi.

NS: Sì, ha ragione. Ad ogni modo trovo la posizione accovacciata molto scomoda, con i piedini che mi ritrovo ho sempre problemi a tenermi in equilibrio. Come se non bastasse si deve sempre fare attenzione ai pantaloni, a non farli avvicinare allo scarico. Ma nelle strutture pubbliche non mi siedo comunque, sto accovacciata. Ovviamente non lo faccio quando sono a casa.

DW: Giusto, com’è il bagno da lei? Lo vogliamo sapere tutti.

NS: Il mio bagno è un Serengeti. Le piastrelle si chiamavano così quando le ho comprate perché sono color sabbia. A una parete c’è il disegno di un’acacia, sotto un’impala. Poi ci sono attorno altre due piante e animali di pietra ollare dall’Africa, un rinoceronte, un ippopotamo, un elefante.

DW: Ha un debole per i bagni africani?

NS: No, in Africa preferisco seguire il richiamo della natura che mettermi a cercare bagni pubblici. Ah, in bagno ho anche sabbia bianca dalle isole Galapagos, sabbia rossa dalla Namibia e sabbia nera da Capo Verde.

DW: Un bagno cosmopolita.

NS: Sì, purtroppo però è anche vecchio. Dovrei rinnovarlo.

“Happy End – Die stillen Örtchen dieser Welt”, Eden-Books, 366 pagine, 14,95€


Ulli Kulke, «Je stärker geschminkt, desto seltener saubere Hände», Die Welt, 24 giugno 2015

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