Quando la scelta della lingerie ha valore politico
Che la lingerie sia carina non basta, e già da tempo. L’intimo deve poter fare di più: valorizzare l’outfit, aiutare le donne disoccupate e pure salvare la foresta pluviale.
Di Julia Brömse
È il boom del bio: solamente l’anno scorso i tedeschi hanno speso il 4,8% in più per acquistare cibo biologico, un aumento che corrisponde a quasi otto miliardi di euro. Dopo gli Stati Uniti, la Germania è il secondo mercato biologico al mondo per dimensioni. E sempre più gente vuole vivere un’esistenza ecologica a 360 gradi. Dalla punta dei capelli alla suola delle scarpe.
Le case di moda (perfino H&M ora ha sviluppato una Conscious Collection) hanno preso la palla al balzo adeguandosi a questo nuovo trend, iniziato nell’armadio ma estesosi al cassetto della biancheria. Reggiseni e mutande devono riflettere lo stile di vita. La biancheria intima deve sostenere il commercio equo e solidale, essere biologica e vegana. Senza sfruttare le sarte che la realizzano.
L’intimo vegano prende piede nella moda
Deve salvare la foresta pluviale. E non solo: deve poter essere mostrata, diventando un accessorio indispensabile. L’intimo assume un plusvalore, perché non solo deve dare una sensazione di confort, ma anche di coscienza ambientale. Non solo deve essere bello, ma sostenibile. Il suo acquisto deve rappresentare una buona azione, il primo passo verso un nuovo stile di vita.
(Per lo più) invisibile, l’intimo guadagna visibilità e caratteristiche che un tempo non si sarebbe mai pensato gli potessero spettare. Lingerie vegana? Impensabile qualche tempo fa! Nel mondo della moda, l’intimo ha da sempre un’enorme importanza, ma che possa sostenere progetti benefici, ha del buonismo politico: «Fa tutto questo, un pezzetto di stoffa?» verrebbe da chiedere… Ebbene sì! In fin dei conti, è questo pizzico di nulla che ci fa vivere le nostre ore migliori…
Stoffe italiane che salvano la foresta pluviale
Nel 1960, in Italia è stata fondata Eurojersey, ditta tessile che ricava jersey, tessuto usato per costumi da bagno, abbigliamento sportivo e biancheria intima, a partire da poliammide e lycra. Ogni anno Eurojersey produce 12 milioni di metri di stoffa. Nel 2007 la ditta, che ha sede nei pressi di Milano, ha dato vita al progetto SensitivEcoSystem, con l’obiettivo di creare una regione protetta nella provincia di Misiones, nel nord dell’Argentina. Ogni metro di stoffa venduta serve per acquistare un metro quadrato di foresta pluviale. Perché Eurojersey sostiene il progetto World Land Trust, finalizzato a proteggere l’ecosistema naturale. Un bilancio del progetto SensitivEcoSystem? In quattro anni sono stati accaparrati e protetti 36.000 metri quadrati di foresta. Eurojersey però non si ferma qui: attraverso l’impiego di macchinari più efficienti punta al risparmio energetico, e dal 2008 la fabbrica di Caronno Pertusella è alimentata esclusivamente da energia solare, eolica e idrica. Inoltre, la ditta è una delle prime del settore tessile ad aver impiegato il fotovoltaico.
Come si fa a fare del bene? I tessuti di Eurojersey li si riconosce dal logo “Sensitive® Fabrics” che indica un processo di produzione brevettato. Chi acquista anche solo uno scampolo di stoffa sotto forma di reggiseni o slip compra un pezzetto di foresta pluviale.
Viva il seno piccolo
Push it?! Stop it! Il seno piccolo è bello – senza push-up, senza se e senza ma. Lo pensano Bianca Renninger e Gabriele Meinl, che con la loro etichetta Aikyou si sono specializzati nel seno piccolo. «Per noi è importante che le donne trovino sexy e bello il loro seno piccolo» dice Renninger.
I modelli di Aikyou si allontanano dai classici reggiseni, pur restando capi alla moda. Sono studiati per essere visti e completano outfit che prevedono top senza spalline, lievi trasparenze o abiti a maglie larghe. «È uno stile femminile e sexy. In cui si rinuncia a tutto quello che non valorizza il seno piccolo: minuscole spalline, chiusure con i gancetti sulla schiena, push-up innaturali» dice Renninger.
Per le fondatrici di Aikyou, la sostenibilità è importante, ma «non puntiamo forzatamente a un processo di produzione sostenibile: per noi agire con la maggiore sostenibilità possibile in ogni campo è del tutto scontato. Per questo non seguiamo molto il trend che prevede di buttare molti capi dopo una stagione, con un conseguente spreco di risorse. Integriamo sempre nella nostra collezione i “capi più amati” che sono rimasti in magazzino» dice Renneniger.
Coppe in mostra
Underwear che diventa outerwear. Biancheria che diventa capo di vestiario da sfoggiare. È questa la filosofia di Marlies Dekkers, una designer di intimo dei Paesi Bassi. La sua lingerie è pensata per essere indossata sia sotto i vestiti che come parte dell’outfit. La biancheria non deve essere nascosta, ma sfoggiata! Tipico dei modelli di Dekkers sono le strisce di stoffa che salgono sopra la coppa del reggiseno valorizzando il seno della donna. Attirare lo sguardo, invece che allontanarlo, e soprattutto mettersi in mostra: ecco cosa vogliono le donne che indossano questi reggiseni.
Dekkers ha fondato il suo marchio nel 1993 e un anno dopo è stata insignita del premio olandese Bodyfashion per la sua collezione. Tre anni più tardi, ha addirittura esposto in una mostra a lei dedicata nella galleria Kunsthal a Rotterdam.
Vip e artisti amano i suoi modelli. Celebrità come Lady Gaga, Rihanna, Fergie, Kelly Rowland, Nicky Minaj, Nelly Furtado, Dita von Teese e Sarah Jessica Parker indossano i suoi reggiseni. Dekkers si caratterizza come una femminista moderna: sottolineare la femminilità e rafforzare la consapevolezza delle donne, questa l’ambizione della sua lingerie. Ed essere più che “solo” un reggiseno.
Bio, equo e solidale e vegana: ecolingerie.
«Fare del bene parte dalla lingerie». È questa l’opinione dei fondatori di kleiderhelden.com, un negozio online di biancheria biologica, vegana e derivante dal commercio equo e solidale. Nel 2011 Janos Kalmann e Gerrit Pfurr hanno fondato la loro ditta. L’idea? Intimo vegano per uomini, in cotone derivante da coltivazioni eque, solidali e biologiche controllate, e che per giunta sia bello a vedersi. «Avevamo notato che in questo segmento di mercato c’erano solo prodotti brutti o scomodi o entrambe le cose» dice Kalmann. Nel frattempo la start-up ha sviluppato anche una linea di lingerie femminile. La spedizione dei prodotti acquistati sul sito avviene in maniera quanto più ecosostenibile possibile: per l’imballaggio si usa carta riciclata, il pacchetto è realizzato con rifiuti compostabili chiuso con nastro adesivo privo di sostanze inquinanti, le stampe vengono fatte con inchiostri biologici su fogli di carta riciclata.
E per finire in bellezza, i fondatori collaborano anche con l’associazione che aiuta i bambini ChildFund Deutschland. Al momento dell’acquisto, i clienti ricevono cosiddetti “punti helden” [Helden, oltre che rimandare al nome del sito, significa “eroi”, N.d.T.] che possono impiegare per prodotti di varia natura da donare in beneficenza. Inoltre kleiderhelden.com ha adottato un ragazzo e una ragazza indiani. Quanto può far bene la lingerie!
Una suora che disegna intimo
È iniziato tutto nel 2007. La suora cattolica Małgorzata Chmielewska non riusciva più a sopportare la disoccupazione nel voivodato polacco della Santacroce. «Al di sotto dei 25 anni la disoccupazione era addirittura il 17%, tra le donne il 48% e nei paesini il 56%. Volevamo fare qualcosa per queste persone» racconta.
Nel paese di Zochcin è stata inizialmente fondata una produzione di frutta e verdura, Granny’s Treasure. «Davamo lavoro soprattutto a donne al di sopra dei 50 anni, disoccupate da molto tempo e sprovviste di istruzione. E impiegavamo anche donne giovani e meno giovani della regione». Il motto: “Lavoro, non carità”.0
Tre anni dopo è stata fondata una sartoria a Ożarów, 200 km a sud di Varsavia, la Manufaktura Art. Qui si produce con macchine da cucire e tecniche di cucitura antiche. Tutte le materie prime sono naturali: cotone, lino, lana e juta. Non molto distante vengono fotografate le modelle.
«In quanto fondazione possiamo elargire borse di studio. Ne assegniamo 800 a giovani dal terzo anno in poi della scuola secondaria per quattro anni scolastici. E ci occupiamo di bambini in età prescolare, studenti e giovani, insegnando loro matematica, inglese, musica, autodifesa e arte».
Julia Brömse, «Wenn die Wahl der Unterhose zum Politikum wird», Die Welt, 26 maggio 2015