Gli Avengers della musica

Servizio di streaming musicale Tidal: Jay-Z trasforma le popstar in azionisti

Tanto per iniziare con il piede giusto, Tidal – servizio streaming acquistato dall’imprenditore hip hop Jay-Z – si fa conoscere con un evento pieno zeppo di star che sottolineano il valore della musica. La vendetta dei creativi.
Di Felix Bayer

La scena ricorda un po’ la vecchia pubblicità tedesca – “La mia casa, la mia auto, la mia barca”. È come se il novellino Tidal avesse voluto mostrare gli assi nella manica ai concorrenti nel mercato della musica in streaming. E questi assi nella manica sono Beyoncé, i Daft Punk, Madonna, Jack White, Rihanna e Kanye West. Tutti sul palco, circa 16 vip della musica pop contemporanea, per una spettacolare conferenza stampa che si è tenuta lunedì sera [30 marzo, N.d.T.] con lo scopo di annunciare il nuovo servizio streaming.

Tidal è gestito dalla ditta scandinava Aspiro, che il rapper e businessman Jay-Z ha acquistato di recente per circa 50 milioni di euro. Ora è chiaro che strategia segua Jay-Z con il suo investimento: vuole offrire un servizio streaming di proprietà degli artisti – o per lo meno degli artisti che si sono presentati sul palco a New York.

In un video trasmesso live sul sito internet di Tidal le star, accuratamente selezionate in base al genere musicale di appartenenza, hanno firmato una dichiarazione – con Madonna che quasi si sdraiava sul tavolo – in cui ribadivano il valore della musica.

Due offerte – e un’altra intenzionalmente assente

Tidal offre due tipi di abbonamento: uno con servizi come quelli di Spotify o Deezer, al costo di 10 dollari al mese; l’altro, per 20 dollari, consiste in un servizio HiFi speciale con file di qualità migliore.

Significativo però è quello che Tidal non offre: nessun accesso gratuito e ininterrotto al catalogo musicale. Questa offerta di Spotify è infatti nel mirino di artisti (come Taylor Swift) ed etichette (come la Universal) perché svaluterebbe la musica, nonostante Spotify ribadisca che l’accesso libero attiri abbonati a pagamento che generano più guadagni in termini di royalties.

Tidal ritiene di poter attrarre questi abbonati con la promessa di contenuti esclusivi. Contenuti che riguardano le canzoni delle sedici star-testimonial, ad esempio, che hanno ottenuto una partecipazione alla ditta del 3% ciascuno, come ha scoperto la rivista di settore Billboard.

A Pasadena a febbraio, poco prima dei Grammy Awards, si sarebbe tenuto un incontro segreto tra cantanti di generi diversi, nel corso del quale Jay-Z avrebbe cercato di convincere i partecipanti dell’idea di un servizio streaming di proprietà dei musicisti.

Un’idea che ricorda la società cinematografica United Artists, cosa di cui parla anche Jack White in un video di Tidal (qui il link a partire dal minuto 15:20): nel 1919 alcune star del film muto, capeggiate da Charlie Chaplin, avevano fondato una propria società di produzione perché gli studios cercavano di spremere i cachet di attori e registi.

Oggi i musicisti si lamentano del fatto che lo streaming produce più ricchezza che qualunque altra forma di commercio di musica, ma che questa ricchezza non arriva mai all’artista. Jay-Z, invece, promette che con Tidal i musicisti riceveranno una grossa fetta della torta, «anche se significa meno profitti per noi».

«Come gli Avengers della musica»

La vera domanda è: sarà grande abbastanza, questa torta? Tidal dovrebbe avere le spalle coperte: prima dell’arrivo di Jay-Z a capo dell’azienda nel dicembre del 2014, Aspiro aveva dichiarato di avere 512.000 visitatori. Spotify dichiara di essere scelto da più di 60 milioni di utenti in tutto il mondo, più di 15 milioni dei quali abbonati paganti.

Per i contenuti esclusivi la concorrenza è sempre più forte e in futuro dovrebbero entrare in campo anche la Apple (che punta su Beats Music come offerta streaming) e Google (con il progetto di una Musik Key per YouTube). E per gli artisti sarà impossibile decidere a chi concedere l’accesso al proprio album, perché sono sotto contratto con le case discografiche, e le principali etichette hanno quote di partecipazione in Spotify.

Un punto di partenza complicato quindi, che però viene affrontato con grande ottimismo e slogan forti: abbiamo in comune l’amore per la musica, dice Jay-Z in un video che riprende l’incontro dei principali azionisti, «e questo ci distingue dalla gente che vuole vendere soprattutto tecnica o pubblicità».

Nello stesso video risuona sotto uno dei caschi dei Daft-Punk una voce dall’accento francese. Dice che negli anni ’70 gli artisti erano state le icone. Oggi invece le aziende di tecnologia si sono assunte questo ruolo e vedono gli artisti come semplici prodotti. Insieme, gli artisti potrebbero difendersi: «Possiamo diventare come gli Avengers della musica».

I critici però fanno notare che questi “vendicatori” sono ricchi e affermati e non lottano per sopravvivere – contrariamente ai giovani musicisti. Nell’intervista a Billboard, Jay-Z promette che Tidal sarà sì “super trasparente”, ma non divulgherà le cifre sui compensi versati. Qual è allora il futuro valore della musica, sbandierato ai quattro venti dalle pubblicità di Tidal?


Felix Bayer, «Musik-Streamingdienst Tidal: Jay-Z macht Popstars zu Teilhabern»Der Spiegel, 31 marzo 2015

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