Berlino, Parigi e l’«Entente cordiale»
Di Dominique Gallois e Frédéric Lemaître
La diplomazia dovrebbe essere onorata dopo il 17° consiglio dei ministri franco-tedesco svoltosi a Berlino martedì 31 marzo. Non capita tutti gli anni che i partecipanti a questo esercizio in qualche modo rituale possano festeggiare un accordo di cessate il fuoco, per quanto imperfetto. L’accordo “Minsk 2” stretto il 12 febbraio tra Russia, Ucraina, i separatisti, la Germania e la Francia ha buone possibilità di assurgere a mito franco-tedesco. Mai si erano visti un presidente francese e un cancelliere tedesco investire tanto – nel nome dell’Europa – per arrivare a un accordo tra due Paesi terzi. Stipulato un mese dopo la manifestazione storica di Parigi in favore della libertà di espressione dopo gli attacchi jihadisti, nella quale una delle immagini più forti resta la foto di Angela Merkel che poggia amichevolmente la testa sulla spalla di François Hollande, l’accordo ha ridato un certo slancio alla «coppia franco-tedesca».
L’accordo tra i due leader si basa sul lavoro dei due ministri degli esteri, Frank-Walter Steinmeier e Laurent Fabius. Dalla sua entrata in carica nel dicembre del 2013, il ministro tedesco non ha mai smesso di cercare una maggiore cooperazione con il suo omologo. Per ideale ma anche per interesse. Lavorare con il collega francese permetteva infatti al socialdemocratico di avere un peso maggiore di fronte alla Merkel. Anche se nel 2013 e nel 2014 Parigi e Berlino sono stati raramente d’accordo sulle questioni economiche, l’accento posto sulla diplomazia è stato comunque un mezzo per le due capitali per trovare un terreno d’incontro.
Una più stretta cooperazione
Soprattutto in occasione della crisi in Ucraina, Steinmeier e Fabius non hanno smesso di tenersi in contatto e di vedersi. Il 20 febbraio il tedesco e il francese hanno associato il loro omologo polacco Radoslaw Sikorski alla loro audace visita a Kiev presso il presidente Janukovyč, per poi prenderne le distanze quando è stato giudicato troppo ostile a Mosca per essere un intermediario credibile. Inoltre, Steinmeier e Fabius hanno fatto qualcosa di innovativo effettuando insieme delle visite ufficiali all’estero. In aprile si sono recati in Georgia e in Moldavia (Paesi in cui Berlino ha più influenza di Parigi), poi ne hanno approfittato per andare in Tunisia (più vicina a Parigi). In ottobre, i due ministri sono andati in Nigeria. Lunedì 30 marzo avrebbero dovuto co-presiedere la prima conferenza regionale comune degli ambasciatori francesi e tedeschi ad Astana (Kazakistan). Anche se alla fine i due ministri sono rimasti a Losanna per la conferenza sul nucleare iraniano, l’incontro tra gli ambasciatori si è svolto senza intoppi.
Frank-Walter Steinmeier è stato il primo ministro degli esteri tedesco a partecipare a un consiglio dei ministri francese (il 14 maggio) e Laurent Fabius ha avuto lo stesso onore a Berlino, a novembre. I due ministri si vedono così spesso che al termine di quel consiglio Fabius ha raccontato l’aneddoto seguente: «Frank-Walter [Steinmeier] ha detto alla moglie di non preoccuparsi. Quando non era con lei, era con me».
Anche se la Francia continua a rimpiangere – pur in modo tacito – che la Germania non voglia assumersi maggiori responsabilità in Africa, e anche se la Germania giudica la Francia troppo avventata in certe missioni dall’esito incerto, la cooperazione tra i due Paesi è senza dubbio più stretta che in passato. E poi, in questo consiglio dei ministri sarà annunciato un accordo importante in un altro settore: la difesa. La Germania ha finalmente deciso di partecipare, con circa 200 milioni di euro, alla costruzione del terzo satellite della Composante Spatiale Optique (CSO), un programma di satelliti “spie” lanciato dalla Francia nel 2010.
Controversia sull’Iran
La Germania, pur contribuendo per due terzi all’investimento, beneficerà molto poco delle ricadute industriali. Tutti i satelliti CSO sono fabbricati a Tolosa dalla Airbus Defence and Space, mentre Thales Alenia Space fornisce gli elementi ottici. In cambio, però, Berlino sarà il principale attore industriale in un altro campo, quello dei droni di sorveglianza Male (Medium Altitude Long Endurance). Sostenuto da tre Paesi, la Germania, la Francia e l’Italia, e dai loro settori industriali (Airbus Group, Dassault Aviation e Finmeccanica), questo progetto potrebbe vedere la luce nel 2025.
Resta solo un punto su cui Francia e Germania non sono concordi: le negoziazioni sul nucleare iraniano, che dovrebbero arrivare a una conclusione a Losanna il 31 marzo. Anche se la Germania ha voluto mettere a tacere le sue divergenze con Parigi fin dalla ripresa dei negoziati, l’atteggiamento al riguardo di Laurent Fabius, considerato come oltranzista, ha provocato una reale incomprensione tinta di inquietudine presso il partner tedesco.
Dominique Gallois e Frédéric Lemaître, «Berlin et Paris affichent leur “entente cordiale”», Le Monde, 31 marzo 2015