Come la chiesa è diventata un affare immobiliare
Di Eva Oude Elferink e Anna Vossers
Come si può fare resuscitare le chiese, ora che sempre meno gente le usa come luogo di preghiera? Questo è il tema del congresso odierno di Reliplan a Uithoorn. Ecco come la chiesa si è trasformata in un affare immobiliare, in cinque punti.
1. L’esodo
Già da anni i fedeli sono in netta diminuzione:

Solo nel 2015 il sito Reliwiki ha registrato la chiusura di quattordici chiese, circa una a settimana. Questo vale soprattutto per le chiese cattoliche: si prevede che entro il 2025 chiuderanno circa mille delle 1600 chiese oggi esistenti in Olanda.
Nei prossimi quindici anni chiuderà un terzo delle 6500 chiese cattoliche e protestanti della nazione. Tuttavia, per quanto il fenomeno possa risultare fastidioso per i fedeli, la chiusura delle chiese offre anche opportunità interessanti.
2. L’imprenditrice ingegnosa
Mickey Bosschert, fondatrice dell’ufficio di consulenza Reliplan, si occupa dall’inizio degli anni ’90 di chiese e monasteri. Tutto cominciò con l’acquisto del convento di Santa Rosa ad Amsterdam, oggi affittato, tra gli altri, all’Esercito della Salvezza (comunità evangelica internazionale).
«In quegli anni le chiese venivano perlopiù demolite, ma io vedevo in loro un enorme potenziale».
Nel frattempo Bosschert è diventata una specialista della riqualificazione. La sua azienda Reliplan è di gran lunga l’intermediario principale tra chiese e acquirenti. Le cifre in ballo sono notevoli:
«I prezzi delle chiese variano tra i 250.000 e i 3,5 milioni di euro. In genere si parte da 150.000 per quelle in aperta campagna».
Il suo lavoro non va affatto confuso con quello di un normale agente immobiliare. La stessa Bosschert dice:
«Certo, è un buco nel mercato, ma non è così facile lavorarci. Gli agenti immobiliari sono abituati a procedure rapide, mentre per le chiese la vendita è un processo molto lento. Molte persone hanno bisogno di tempo per abituarsi all’idea».
Reliplan trattiene dalle cifre di acquisto e vendita una percentuale che parte dal 2%. «Spesso è anche superiore». Per capirci: un comune agente immobiliare si aggiudica in genere tra l’1 e il 2%.
«In questo modo riesco a mettere da parte una bella somma, ma quando i prezzi degli immobili si impennano, non traggo alcun profitto. D’altra parte, in caso di recessione non ho perdite».
3. La disponibilità delle chiese protestanti
Le chiese protestanti riconoscono da più tempo la necessità di vendere i loro edifici. Inizialmente provano a ottenere profitti attraverso altre iniziative, afferma Peter de Lange, presidente di VKB, associazione per la gestione del patrimonio delle chiese protestanti.
«Organizziamo concerti, mostre. Sono iniziative che possono essere molto fruttuose».
Se questo metodo non funziona, allora aprono alla riqualificazione. «Possibilmente con un progetto il più vicino possibile ai nostri valori», spiega De Lange. Di discoteche non se ne parla. A chi sono destinati i proventi, lo decidono le parrocchie stesse. Seguendo alcuni criteri precisi:
«Con quel denaro di certo non organizziamo una festa, né lasciamo che i membri di una parrocchia si intaschino il resto».
Quando due parrocchie si fondono dopo la vendita di una chiesa, in genere lo stesso accade per il denaro. Se questo non accade, i proventi sono destinati a un «fine degno di una chiesa», per usare le parole di De Lange. «Abitazioni per anziani, per esempio».
4. Anche le chiese cattoliche si adeguano
Per quanto riguarda la chiesa cattolica – divisa in sette diocesi, ognuna con una propria politica – la vendita è stata a lungo un tabù. Le chiese sono sacre, non si toccano. Queste le parole di Hans Zuijdwijk, portavoce della diocesi di Utrecht:
«Ho sentito vescovi dire più volte “Adesso arriva una agenzia immobiliare che vende un’abitazione della chiesa a una coppia inaffidabile. È inammissibile”».
Piuttosto la demolizione. Ma la diocesi di Utrecht non è così critica quando una chiesa è sottratta al “servizio divino” (ovvero perde la sua funzione religiosa). Sempre Zuijdwijk spiega:
«Quasi tutto è possibile. Eccetto prostituzione, commercio di armi o casinò. Finché non viene utilizzato per questi scopi, non ci interessa sapere cosa sarà dell’edificio in questione».
Nel frattempo altre diocesi hanno aperto alla riqualificazione. I ricavi della vendita vanno alla parrocchia, salvo una percentuale destinata alla diocesi. Zuidwijk: «Nel nostro caso, si tratta del 9% del prezzo di vendita».
5. Epilogo: e alla fine sopravvissero…
Quindi sempre più chiese vivono una seconda vita come istituti di assistenza, uffici o perfino skatepark:

Secondo Bosschert, l’ideale sarebbe che altre chiese si spopolassero:
«Per noi la mancanza di edifici è motivo di preoccupazione. La domanda in tutta Olanda è davvero alta».
Eva Oude Elferink, Anna Vossers, «Hoe de kerk een vastgoedboer werd», NRC Q, 26 marzo 2015