OOPS! – Parte I

I più grandi errori di traduzione di sempre

Dopo l’ultimo aggiornamento di Google Translate, BBC Culture elenca i più grandi errori di traduzione della storia – tra i quali figura un Presidente USA che afferma: «Desidero carnalmente i polacchi».

Di Fiona MacDonald

L’ultimo aggiornamento di Google Translate – che trasforma la app in un interprete in tempo reale – è stato celebrato poiché ci avvicina «a un mondo in cui il linguaggio non è più una barriera». Nonostante i bug, il programma offre lo scorcio di un futuro senza più fraintendimenti linguistici – specialmente quelli in grado di segnare la storia. BBC Culture elenca i più grandi errori di traduzione del passato, tra cui figurano un astronomo dell’Ottocento capace di scoprire forme di vita intelligenti su Marte e un Presidente USA sessualmente attratto da un’intera nazione.

Vita su Marte

Quando l’astronomo italiano Giovanni Virginio Schiaparelli cominciò a mappare Marte nel 1877, per sbaglio diede il via a un intero filone di fantascienza. Il direttore dell’Osservatorio di Brera, Milano, battezzò le aree scure e chiare del pianeta rispettivamente «mari» e «continenti», segnalando inoltre la presenza di canali naturali [«channels» in inglese, ndt]. Sfortunatamente, i suoi colleghi tradussero la parola «canali» con «canals» [ovvero canali artificiali, ndt] e presero a sostenere che erano stati scavati da forme di vita intelligenti presenti su Marte.

Convinto che i canali fossero davvero artificiali, l’astronomo statunitense Percival Lowell ne individuò a centinaia tra il 1894 e il 1895, e nel ventennio successivo pubblicò tre libri su Marte ricchi di illustrazioni vòlte a spiegare la realizzazione di tutte quelle strutture artificiali per l’approvvigionamento idrico, create a suo dire da una brillante razza di ingegneri alieni. Influenzato dalle opere di Lowell, uno scrittore pubblicò un libro sui marziani intelligenti. In La guerra dei mondi , pubblicato per la prima volta nel 1897, H.G. Wells descrisse un’invasione della terra ad opera di marziani letali, dando il via a un sottogenere fantascientifico. Sotto le lune di Marte, scritto da Edgar Rice Burroughs nel 1911, ha come protagonista una decadente civiltà marziana, nella quale si ritrovano i nomi scelti da Schiaparelli per descrivere il pianeta.

Se i canali per l’approvvigionamento idrico erano il frutto del linguaggio e di una fervida immaginazione, oggi gli astronomi concordano nell’affermare che non c’è alcuna struttura artificiale sulla superficie di Marte. Stando alla Nasa, «le linee che, incrociandosi, coprono la superficie di Marte erano il semplice prodotto della tendenza dell’uomo a vedere schemi che si ripetono, anche quando questi non esistono. Quando osserva un gruppetto sbiadito di macchie scure, l’occhio tende a collegarle con linee rette».

L’intimo della Polonia

Jimmy Carter sapeva come ottenere l’attenzione del pubblico. In un discorso tenuto durante una visita in Polonia, nel 1977, il Presidente espresse un certo desiderio sessuale per l’allora Paese comunista. O almeno, questo è quanto disse il suo interprete. Poi si scoprì che Carter voleva soltanto conoscere «i desideri futuri» del popolo polacco.

Guadagnandosi così un posto nella storia, l’interprete trasformò anche «Ho lasciato gli Stati Uniti questa mattina» con «Ho lasciato gli Stati Uniti per sempre»; secondo la rivista Time, anche l’innocua frase con cui Carter si disse felice di essere in Polonia divenne «sono felice di accarezzare le parti intime della Polonia».

Non fu quindi una sorpresa vedere Carter avvalersi di un interprete diverso nel corso di un brindisi con le autorità locali, poche ore più tardi – ma la sua sfortuna non si era ancora esaurita. Dopo aver pronunciato la prima frase del discorso, Carter fece una pausa, ma nessuno parlò. Alla seconda frase seguì un altro silenzio. Il nuovo interprete, che non capiva l’inglese del Presidente, aveva deciso che il modo migliore per uscirne fosse rimanere zitto. Ancora prima della fine della visita di Carter, i polacchi avevano creato decine di barzellette su di lui.

(continua)


Fiona MacDonald, «The greatest mistranslations ever», BBC Culture, 2 febbraio 2015

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