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Un po’ di socialismo, ecco di cosa ha bisogno il calcio

Non solo l’Ajax, ma anche grandi club inglesi e italiani sembrano senza speranza di fronte al super trio Real-Barcellona-Bayern. Cosa fare per salvare il divertimento del calcio?
Di Bart Hinke & Koen Greven

Il denaro è «una bestia pericolosa» dice Wim Jonk, allenatore della Primavera dell’Ajax. «Ci saranno sempre ragazzi che si lasceranno influenzare dai soldi». Gli avevamo chiesto se avesse paura che i principali club d’Europa arraffassero altri giocatori dalla sua squadra. «Penso che i ragazzi sanno benissimo che qui all’Ajax hanno molte più possibilità di arrivare in prima squadra».

Martedì sera. Fa freddo ma non troppo allo stadio De Toekomst [Il Futuro, ndt], dove i giovani dell’Ajax hanno appena sconfitto i coetanei del Barcellona per 1-0. Il pubblico può assistere gratis alla partita e i premi in palio per la UEFA Youth League sono irrisori. In effetti si può parlare di squadre che si confrontano alla pari, a quest’età. Certo, l’Ajax cerca i suoi talenti in Olanda e in Paesi più piccoli come la Repubblica Ceca o i Balcani, mentre il Barcellona lo fa su scala maggiore. Eppure, tutto sommato, è una lotta ad armi pari. A Barcellona invece la partita, a cui aveva assistito Johan Cruijff, si era conclusa sul 2-2.

Ma quanto è diversa la situazione tra i professionisti? Che l’Ajax non faccia più parte dell’elite europea, è un dato assodato. «C’è un abisso» ha dichiarato l’allenatore Frank de Boer prima della partita dei gironi di Champions League di mercoledì scorso. Josep Bartomeu, presidente del Barcellona, sul Telegraaf ha addirittura definito «crudele» il divario tra Barcellona e Ajax. Ma è la realtà.

Vienna, 1995 – L’ultimo trionfo europeo dell’Ajax

Di nuovo c’è invece che perfino all’interno del gruppetto di squadre di alta fascia è nata una nuova aristocrazia formata da supersquadre. La Roma è stata demolita dal Bayern Monaco, il Liverpool si è inginocchiato davanti al Real Madrid. Ad Anfield il Real ha sostituito le sue stelle nel corso del secondo tempo con il risultato già sul 3-0, mentre al Santiago Bernabéu l’allenatore del Liverpool Brendan Rodgers ha praticamente schierato le riserve, poiché c’era ben poco da salvare.

Negli ultimi quattro anni almeno due squadre tra Bayern Monaco, Barcellona e Real Madrid sono approdate alle semifinali di Champions League. Un super trio che si divide equamente la posta in palio? Provate a paragonare la situazione attuale con il passato. Il Real Madrid non ha conquistato il trofeo per 32 anni prima di trionfare nel 1998, il Bayern è rimasto all’asciutto per 25 anni, fino al 2001, e il Barcellona ha conquistato solo nel 1992 la sua prima Coppa dei Campioni. E oggi? Il Real è campione in carica, il Bayern ha vinto nel 2013 e il Barça tre anni fa.

La Champions League rischia di diventare prevedibile. E di certo nella fase a gironi le emozioni scarseggiano.

«Continuare in questo modo fa male ai tifosi» sostiene Tsjalle van der Burg, economista dell’Università di Twente e autore del libro Football Business: How markets are breaking the beautiful game (2014). La sua teoria è la seguente: nel calcio i guadagni sono così alti che ci sono possibilità sufficienti per creare maggiore equilibrio attraverso misure economiche, senza che il prodotto o la qualità del prodotto corra rischi. Misure socialiste, insomma, e alla svelta.

Lisbona, 2014 – Il Real batte i rivali dell’Atletico e conquista la Decima

Ma quanto è grave una superelite? Sembra scontato che le emozioni siano di interesse primario per lo sport, ma le ricerche sull’argomento non sono così univoche, sostiene Van der Burg. Le emozioni non sono l’unico fattore che determina il fascino dello sport.

La compresenza di più stelle, l’immagine dei grandi club e il fenomeno “Davide contro Golia” («sarebbe bello se vincessimo noi, per una volta») compensano in gran parte la mancanza di equilibrio nelle chance di vittoria. Ancora Van der Burg: «La situazione si fa davvero problematica quando la vittoria è del tutto da escludere. Quando non c’è più speranza. Quando troppi tifosi hanno la sensazione che il loro sia diventato per sempre un club di seconda fascia».

Al di sotto del super trio Real-Barça-Bayern ci sono squadre come Chelsea, Manchester United, Manchester City e Paris Saint Germain che hanno i mezzi per riconquistare la vetta. Tutte le altre devono sperare in un successo sporadico. E tra queste si trovano anche i principali club italiani. Per una squadra olandese come l’Ajax evitare l’eliminazione prima dell’inverno è già un successo.

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