La minibiblioteca, specchio del quartiere
In molte zone del Paese sono spuntati armadietti pieni di libri. Per scambiarli e per prenderli in prestito. La minibib, importata dagli Stati Uniti, si fa sempre più popolare
Di Bas Tooms

Fred, 53 anni, prende un libriccino sottile dall’armadietto gialloblu fissato a un palo, sopra un cestino della spazzatura, e ne sfoglia alcune pagine in tutta tranquillità. L’armadietto è appeso in Valkeboskade, all’Aia, dove abitazioni e portici si alternano lungo un canale. Fred, che preferisce non rivelarci il suo cognome, ci viene quasi tutti i giorni. «Vivo dietro l’angolo, e quando ho finito le mie commissioni, passo un attimo per vedere se c’è qualcosa di bello». Fred non cerca niente di speciale, semplicemente gli piace l’idea di poter portare a casa qualche libro. «Li leggo e li porto indietro. Certe volte ci infilo qualche libro dei miei».
Sull’armadietto c’è scritto Little Free Library, gestita dall’imprenditrice culturale Lieke Ploeger, 32 anni. Dietro la porticina ci sono circa 30 libri. Het grote kwajongensboek van Stoute Hendrik [“Il grande libro del Monello Hendrik”, ndt], Mille splendidi soli di Khaled Hosseini, Il teatro delle ninfee di Lulu Wang e pure un dizionario tedesco-olandese.
In sempre più città e paesi, nel mondo e in Olanda, spuntano le minibiblioteche, all’insegna del motto: Take a book, leave a book.
Per partecipare non c’è da compliare nesun modulo e, se riporti il libro in ritardo, non c’è nessuna multa. Alcuni armadietti hanno però una piccola cassetta dove le persone possono lasciare un’offerta se decidono di tenersi un libro.
L’iniziativa è stata importata dagli Stati Uniti, dove Todd Bol costruì la prima minibiblioteca nel 2009 in memoria della madre defunta, grande appassionata di libri. Bol costruì un armadietto di legno, lo riempì di libri e ci appese un foglietto con la scritta Free book exchange. Da subito l’intero quartiere cominciò a partecipare e l’idea si diffuse.
Finora sono nate più di 20mila bibliotechine in tutto il mondo. Sono in più di 80 Paesi e ogni mese circa 1000 persone segnalano la nascita di nuovi armadietti, a quanto emerge dai dati dell’organizzazione Little Free Library di cui Bol è il direttore.
L’organizzazione no-profit commissiona gli armadietti, in alcuni casi, ai detenuti. Una volta costruiti, vengono donati o venduti e registrati su una cartina. Al progetto lavorano venti persone e un sacco di volontari. Nel 2013 per gli armadietti sono stati raccolti 100mila dollari. L’organizzazione prova a incentivare la lettura anche con altri progetti, per esempio mettendo a disposizione libri nei quartieri più poveri. «Non mi sarei mai immaginato una diffusione del genere» dice al telefono Bol, in linea da Hudson, città del Wisconsin.
Un armadietto base costa circa 75 euro, targhetta identificativa e registrazione incluse. Il contenuto varia a seconda del Paese, come si può vedere sul sito. Una bibliotechina di Bogotà, capitale della Colombia, è ricca soprattutto di libri sulla filosofia, mentre nell’armadietto gestito dalle sorelle Hussan e Ayesha a Lakki Marwat, Pakistan, dominano i libri per bambini. Le quattro minibiblioteche nelle Hawaii contengono in particolare volumi internazionali per i turisti. Bol dice: «Ho visto con i miei occhi delle bibliotechine in Antartide, fatte con il ghiaccio. Fantastico!».
Anche in Olanda ogni armadietto è diverso. Nella zona della Grote Kerk, nel centro dell’Aia, gli scaffali sono pieni di romanzi rosa, mentre nel quartiere più popolato dai bambini ci sono libri scolastici, e ancora, nell’armadietto di Lieke Ploeger nel quartiere Valkenbos, dove un tempo viveva l’ex premier Drees, si trovano romanzi e un dizionario. «Gli armadietti rispecchiano spesso il quartiere in cui si trovano» spiega Anne, 64enne dell’Aia, che preferisce non rivelarci il suo cognome. La signora, nella sua abituale camminata mattutina, curiosa in diversi armadietti. In alcuni si trovano anche riviste, quotidiani e dvd.
C’è un sito olandese che funge da inventario per tutti gli armadietti nazionali. Nata nel febbraio 2013, la bibliotechina di Lieke è stata la prima all’Aia, la quarta in Olanda e la numero 4932 nel mondo. Soprattutto nei primi sei mesi dell’anno c’è stato un boom di armadietti nei Paesi Bassi. Il sito Minibieb.nl ne ha registrati 80 nel solo aprile; oggi sono più di 250 e «per la fine dell’anno arriveremo a quota 350» prevede Mirjam Goudswaard, 35 anni, la donna a capo del sito. Lei stessa ha creato un armadietto a Oud-Beijerland.
Non è un caso che le minibiblioteche siano spuntate proprio ora in Olanda, sostiene Fred dall’Aia. «Eh, la gente ha sempre meno soldi. Questa cosa funziona perché non costa niente». Anne, che spesso lascia libri per bambini nella minibiblioteca, definisce il progetto «caparbio e audace».
Attraverso gli armadietti i residenti di un quartiere possono socializzare tra loro. Al suo, Ploeger ha associato una pagina Facebook (circa 1100 “mi piace”). Qui vengono annunciati nuovi libri, si postano richieste personali e vengono segnalati eventuali danni all’armadietto. «Di recente aveva bisogno di un rinnovamento» spiega Ploeger. «Qualcuno del quartiere si è offerto di crearne uno nuovo». Lieke non lo considera un bene personale. «L’armadietto appartiene al quartiere. Finora la biblioteca non è mai rimasta vuota. Va da sé».
Bas Tooms, «De minibibliotheek, spiegel van de buurt», NRC Handelsblad, 29 ottobre 2014